Archivio | 11 marzo 2013

La mancanza di stupore

Stretti come siamo tra produzione e divertimento, tra frenesia e distrazioni, abbbiamo perso l’incanto dell’essere,
quello “sguardo” che forse conservano soltanto i poeti quando dopo aver osservato un fiore, un filo d’erba, un tramonto ne parlano con noi.
Solo essi, nel nostro tempo, sembrano ancora capaci di stupirsi, di incantarsi di fronte al miracolo della Creazione e ad essi soltanto un filo d’erba appare un “amoroso lavoro di Dio”, una tenera Sua attenzione per ciò che va creando…..ma ogni persona, se vuole, può guardare il “mondo” con occhi stupiti e non ha bisogno di andare lontano, basterebbe, semplicemente si guardasse…allo specchio, dove potrebbe vedere: un “amoroso lavoro di Dio”! e tutto riconduce pur sempre a Lui.

E mi piace  ricordare la poesia di Clemente Rebora:erba rugiada

Ramoscello primaverile,
a roselline, in boccio, aperte,
fra slanci leggiadri di foglioline,
accanto a un tenue fuscello,
stellante di candide trine,
nel semplice incanto
dell’essere, buona bellezza:
o Spirito del Signore, che tutto abbracci,
e ricrei la faccia della terra,
amoroso lavoro il filo d’erba.

Ascoltami (io)

Possa io venire o Dio
ogni giorno, davanti al Tuo altare
e lì possa deporre i fardelli
di tutti coloro che mi sono cari.
Possa Tu o Dio,
prestare orecchio
alle mie invocazioni,
e accettare su quell’altare,
le mie offerte e i miei sacrifici.
Possano, le persone
che contano sulle mie invocazioni
ricevere da Te
il giusto aiuto
e solo a Te dire:
il loro sincero Grazie

(Io)

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La polvere del peccato – Omar Khayyam

Benchè Signore, non abbia
mai infilato la perla
dell’obbedienza alla tua legge,
benchè non abbia spesso lavato
la polvere del peccato dal mio volto,
io non dispero della tua bontà,
della tua generosità,
del tuo perdono.
Confesso il mio grande peccato,
tormentami, se tu lo vorrai;
accarezzami se tu lo vorrai.
Io so però che tu desideri abbracciarmi.

Omar Khayyam

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