Archivio | 29 marzo 2013

Lettera ad un amico lontano

rosa
Mio caro amico,
il pensiero di te non mi abbandona mai! Ogni mio risveglio è allietato dal tuo sguardo, che è un ricordo, ma che percepisco presente, perchè i tuoi occhi, pieni di bontà e di amore, mi fissano e mi infondono speranza e coraggio, ed io vado incontro al nuovo giorno con la certezza di non essere solo.
Amico caro, nelle ore successive al risveglio sento che sei presente, sento che sei con me, e anche le azioni più semplici e banali assumono un diverso significato….Non ti sento, ma so che mi parli, perchè quello che compio lo compio nel tuo nome e seguendo il tuo esempio.
Aspetto, con ansia, il tuo ritorno, e sono certo che verrai e con la tua presenza tutto tornerà ad andare per…il giusto verso! Sappi che non ho dimenticato nulla di quanto facevamo insieme, ed alcuni gesti che erano nostri, ora sono “riti quotidiani”
Non so dove pensarti ora, amico mio, ma so che dovunque tu ti trovi il mio pensiero è in grado di raggiungerti!
Grazie per aver acceso la “fiamma dell’amicizia” nel mio cuore, e di averlo fatto fin dal primo incontro, quando nella tua stretta di mano ho percepito la tua lealtà e il tuo valore!
Ti aspetto: non tardare.
Lascio accesa per te la lampada sulla veranda, perchè tu possa sempre vedere la strada di casa….e tornare a qualsiasi ora e con qualsiasi tempo.
Ti abbraccio………………………………………………………………………………………………………….

Le quattro candele

candela
In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese.
La prima si lamentava: “Io sono la pace,
 ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere.
E così accadde.
La seconda disse: “io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole:
non mi resta che lasciarmi spegnere.”
E così accadde.
La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare.:
non mi resta che lasciarmi spegnere.”
All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse:” Ho paura del buio.”
Allora la quarta candela disse:” “Non piangere. Io resterò accesa
e ti permetterò di riaccendere con la mia luce
 le altre candele: io sono la speranza.”
Parabola ebraica

Per il Venerdì Santo – Martin Luther King

croce
Viene il momento della prova: Cristo, l’innocente Figlio di Dio, è steso in dolorosa agonia su di una croce alzata. Che posto c’è ora, per l’amore e il perdono? Come reagirà Gesù? Che cosa dirà? La risposta a queste domande esplode con maestoso splendore: Gesù solleva la testa coronata di spine e grida, con parole di proporzioni cosmiche: “Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno”: Questa fu l’ora suprema di Gesù; questa fu la sua celeste risposta al suo terreno appuntamento col destino. […]
Gesù affermò eloquentemente dalla croce una legge più alta. Egli sapeva che l’antica legge dell’occhio per occhio avrebbe reso tutti ciechi, e non cercò di vincere il male con il male: vinse il male con il bene. Crocifisso dall’odio, rispose con amore aggressivo.
Che magnifica lezione! Generazioni sorgeranno e cadranno; gli uomini continueranno ad adorare il dio della vendetta e a prostrarsi dinanzi all’altare del taglione; ma sempre e poi sempre questa nobile lezione del Calvario sarà un assillante ammonimento, che solo la bontà può eliminare il male e solo l’amore può sconfiggere l’odio.