Un tempo l’ulivo era diritto e liscio come il pioppo. Quando Caifa, il sommo sacerdote di Gerusalemme, potè ottenere la condanna di Gesù, mandò in giro per la campagna alcuni sgherri a cercare un albero per farne una croce.
Gli sgherri uscirono dalla città armati di scure e si diressero verso il bosco. Il bosco come preso da un uragano, cominciò ad agitarsi.
Gli alberi invocavano la morte, chiamavano su di sè il fulmine, chiedevano di diventare cenere.
Quando i quattro sgherri giunsero al bosco, un gran silenzio pesava intorno.
Non si sentiva uccello cantare, nè fruscio di fronde.
Ogni albero pregava il cielo che gli fosse risparmiato un così terribile destino.
Infine uno degli sgherri disse: -Nè palma, nè cedro fanno al caso nostro. L’ulivo ci vuole!
Cedri e palme trassero un gran sospiro di sollievo. Gli ulivi invece si sentirono perduti. Tentarono di sradicarsi dal terreno, si torsero, ingobbirono, si spaccarono. Alla fine rimasero fermi, impotenti a fuggire, ma inutili per sempre ad essere legno di croce. Invano gli sgherri cercarono per tutto il giorno un ulivo diritto.
Da allora l’albero dalle foglie d’argento vive felice d’essere brutto.