Archivio | 21 aprile 2013

Il tempo che si dona…

acqua
Il tempo che si dona agli altri non è un tempo perduto, ma un tempo ritrovato: un tempo fecondo!
Donarsi senza voler niente in cambio vuol dire rendere feconda la propria vita, in modo tale che sia in grado di produrre “frutti di pace”, non solo per il nostro gruppo famigliare, ma per tutta l’umanità. Il bene che viene fatto nelle  lunghe, faticose, tediose giornate, e quasi sempre uguali, è simile al lancio di una pietra in uno stagno; al momento sembra che essa affondi, ma se osserviamo bene, invece di affondare subito è capace di produrre una infinità di cerchi sull’acqua, che muovono l’acqua stagnante e donano ancora nuovo ossigeno alle piante della sponda e ai piccoli animali che fanno parte dell’ecosistema dello stagno.
La nostra società sembra questo “stagno”, ma noi siamo le pietre che sono ancora in grado di muovere l’acqua e di renderla respirabile, così che sia ancora apportatrice di vita, e non solo stagnante e sterile.
Io ringrazio coloro che costantemente danno questo esempio e mi ripropongo, anch’io, di essere una piccola pietra, capace di produrre piccoli cerchi…ma vitali!

Aprimi (io)

foglie rosse

Dove sei?
Aprimi!
Questo buio
mi impedisce
di sapere chi sono!
Riemergo ora dal fondo
della mia anima
e trovo…
solo porte chiuse.
Non posso credere
di non trovarti
oltre quella porta,
contro la quale
continuerò a bussare,
con le mie nocche nude,
con le mie braccia stanche,
con ogni parte
del mio corpo
dolorante.
Aprimi,
e dimmi che ancora
vivo….dimmi tu
chi sono:
tu che eri…la mia luce!