Se un uomo soffre da solo, è chiaro che la sua pena resta solo per lui. Ma se un altro lo guarda e dice: “Quanto soffri, fratello?”, prende il male dell’amico negli occhi suoi. E se è cieco, lo prende con gli orecchi e se è sordo, con le mani. E se l’altro è lontano e non lo può vedere, sentire, toccare, allora può forse indovinarlo. Ecco quello che fa il giusto: egli indovina tutto il male che esiste sulla terra e se lo prende in cuore.
Portare il “male dell’amico” sempre con sé: negli occhi, negli orecchi, fra le mani; l’amicizia chiede condivisione e vicinanza, anche se fosse solo con il pensiero e non fosse possibile in altro modo.