
Dobbiamo imparare ad amarci, a stimarci, a non svenderci, in ciascuno di noi c’è il “disegno di Dio”, la sua impronta e noi dobbiamo fare come gli archeologi che quando trovano un reperto prezioso, lo recuperano dal terreno, lo “stimano”, lo ripuliscono e dato che vale, lo riportano alla luce e gli danno un posto d’onore in qualche museo. Così dobbiamo agire noi con la nostra persona e consegnare la nostra anima, il nostro cuore, gli spazi nostri più segreti a chi davvero merita “il dono di noi stessi”. Se impariamo a guardarci con occhi “positivi” lo stesso mondo che ci circonda ci apparirà diverso, e non avremo bisogno di andare a mendicare in giro: comprensione, accettazione, fiducia! Anzi riusciremo ad essere per gli altri un fonte di ottimismo e di amore, perchè verranno da noi per imparare a guardare la realtà circostante con uno sguardo diverso. Dobbiamo cessare di restare ostaggi di noi stessi, dobbiamo cessare di denigrarci, dobbiamo cessare di non sapere quanto valiamo e di andare da nostri “vicini” per chiedere “chi siamo e a cosa serviamo”.
L’amore, la fiducia, la stima “mendicati” sono come il cibo che non nutre, sul momento sembrano dare forza, ma poi si sgonfiano, svaniscono, e noi restiamo di nuovo soli e con tutte le iniziali perplessità sulla nostra persona.
Dio ha su di noi, sicuramente, un progetto di bene: guardiamoci allo specchio e diciamo: “Porta a compimento la Tua opera e rendimi ciò per cui mi hai creato: un anima per lodarti, un cuore per amare!”