In questo mondo che appare così poco umano, nonostante tutto quello che ascoltiamo tutti i giorni, esiste ancora l’amore altruistico … ritengo perciò di pubblicare questo articolo di cronaca per non dimenticare…. e sperare che certi fatti non abbiano più a ripetersi.
Articolo pubblicato da Massimo Gramellini su La Stampa 11.5.2013
Ci sono ancora

(Liberamente tratto dal testo inviatomi ieri, giorno del funerale di Gabriele Francesco, da un lettore di Novara che ha chiesto di restare anonimo). “
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“La vita dell’uomo – ci ricorda Giovanni Paolo II nella sua enciclica sulla vita – proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico signore: l’uomo non può disporne. Dio stesso lo ribadisce a Noè dopo il diluvio: «Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello».
Pierangelo Sapegno – La stampa del 18.5.2013
Sepolto in una tomba di famiglia il bimbo abbandonato a Novara
Adesso che il vento sta portando via le nuvole, le ortensie e le rose hanno un fremito, quasi un inchino, sotto il suo nome: «Gabriele Francesco. 11 aprile 2013». Un giorno solo, per la pietà degli uomini. Gli hanno trovato un bel posto, in una tomba di famiglia – lui che non l’ha mai avuta -, accanto alla statua di una Madonna.
Una Madonna che guarda lontano, tutte quelle cose che lui non ha mai potuto vedere. Gli hanno trovato un posto pulito, con i fiori e le pietre di marmo, lui che era stato abbandonato tra i topi e gli escrementi, accanto a dei nomi così importanti, sotto «Tarantola Santino, 1921-2007», un grande impresario che era stato anche il presidente del Novara calcio, e di fianco a tutti i suoi parenti di famiglia, e a tutte quelle croci del Signore, di Enrico, Francesco, Barbara, Angelo, Modesta, Cesare, e gli hanno incorniciato anche una bella targa bianca. Vedi, gli stanno dicendo, di qua dalla vita, nessuno ti abbandona, perché siamo come in quella poesia di Totò: «Nuie simme serie. Appartenimmo a’ morte».
Però, nella vita, in questa strana vita che ha sofferto per un giorno solo, prima di essere trovato morto sulla provinciale 299 in località Agognate, sotto il cavalcavia dell’A4 vicino al casello di Novara Ovest, ha trovato un padre e una madre che l’hanno adottato e che neanche si conoscono fra di loro, e ha trovato una città intera che l’ha accolto come un figlio. Così Gabriele Francesco, il bimbo abbandonato fra i rifiuti di una discarica, ha avuto una signora che ha pianto e si è impietosita come facciamo noi ogni tanto per i morti, prima di aprirgli la tomba di famiglia. Claudio Tarantola, 45 anni, lo racconta con fatica: «È stata mia sorella Paola. Il giorno dopo mi ha chiamato piangendo: “Sai cos’è successo?”. Ho pensato subito a nostro padre: “No, quel neonato. Dobbiamo fare qualcosa per lui, deve avere una degna sepoltura, non voglio che finisca nel campo dei bambini”. Siamo stati subito tutti d’accordo. È stato un gesto fatto con il cuore». L’hanno messo nella tomba di famiglia, proprio sotto il patriarca, Santino. «Fino al funerale abbiamo pregato di mantenere massima discrezione. Dopo uno dei poliziotti che l’hanno trovato è venuto a conoscermi e mi ha detto: tanta gente ci chiama per sapere dov’è sepolto per portargli un fiore. Possiamo dirlo? Va bene, ho detto. Adesso sulla lapide metteremo una frase. La sceglieranno quegli agenti che hanno fatto tanto per lui».
Perché il padre che l’ha adottato è un ragazzo di occhi buoni, l’ispettore della Scientifica R. I., che ha raccontato emozionato al questore Giovanni Sarlo la sua storia di uomo che ha visto quel bambino nudo e sanguinante e che quando l’ha nascosto pietosamente con una coperta ha pensato a suo figlio e non è riuscito più a staccarsi. «È venuto da me», fa Sarlo. «Dottore, possiamo fare qualcosa? Certo, gli ho detto. Così, è partita una colletta e daremo quei soldi alla clinica pediatrica del Maggiore. Li stanno ancora raccogliendo. Il progetto si chiama Cameretta Mia: faranno una camera con il suo nome, a due letti, per tutti i bambini malati. Un bambino per altri bambini». Perché è strano, ma la vita di Gabriele Francesco è cominciata solo dopo, nel regno dei morti. E adesso, in quel posto di erba sporca, di stracci e pezze nere, che è l’unica cosa del mondo che ha potuto vedere, in quel campo rovesciato di topi e cornacchie, al di là del fossato ricolmo di rifiuti, anche qui metteranno un’altra lapide. Ci racconteranno solo una parte delle cose che conserva questa storia: «Gabriele Francesco. Bimbo per un giorno. Angelo per sempre».
Il resto sta nella tristezza della vita, in quel giorno…….