Più forte dellle tenebre, la speranza. La speranza di coloro che vogliono amare, con opere vere. La speranza, non l’illusione. La speranza che traspare al di là della disillusione, per l’anima che ama, donata senza ripensamenti, senza riserva, completamente coinvolta, con tutta la volontà per quanto sia possibile alla debolezza sempre malsicura di un essere umano. La speranza delle prefigurazioni, a partire dalla terra e dal tempo. La speranza delle realizzazioni portate a termine alla perfezione nell’eternità. La speranza, quella strana gioia e pace che esiste al di là delle profondità da cui scaturiscono le lacrime. La speranza, quella certezza che resta in piedi, solitaria quando tutto ha vacillato, quel germoglio radicato nelle profondità in cui non può penetrare la morte dei corpi nè il tormento più crudele: le sensibilità straziate. La speranza che a volte, improvvisamente, come un’unica stella, brilla un’istante nella notte più fonda, sorriso che si insinua nell’anima attraverso le fessure delle nubi più scure, luce piccolissima appena intravista, sufficiente a che sia distrutto l’inganno tumultuoso delle nubi che vorrebbero far credere che la notte non ha più stelle, che la notte non sarà mai più vinta dal mattino. La speranza che è un tutt’uno con la vita di chiunque abbia, una volta per tutte, voluto prendere una posizione nella scelta essenziale, aggirando la trappola dell’idolatria di se stesso, scegliendo l’adorazione d’amore, rifiutando la propria gioia al di fuori della ricerca e del servizio della gioia di tutti. La speranza, quella speranza, che è invincibile, che è già vittoria per ognuno in cui sia nata, qualsiasi siano i tormenti che l’opprimono e che lo opprimeranno sempre.