Il fiore di ciliegio
non mi pare
che cada presto:
il cuore umano, invero,
muta senza aspettare il vento.
Quando Gesù nel Vangelo dice: “Ama il prossimo come te stesso”, sa bene cosa sta dicendo! Il primo amore e la prima comprensione la dobbiamo dare a noi stessi, perchè solo dopo che ci saremo rafforzati potremo essere d’aiuto al prossimo. E per amarci intendo “costruirci” una interiorità forte, perseverante, restistente a qualsiasi tempesta. La vita è per tutti una compagna volubile, perchè mentre sembra che stia per elargire felicità a piene mani, in realtà ha in serbo per ognuno di noi montagne di amarezza e difficoltà. Proprio perchè è così instabile, a mio parere, bisogna saperla capire e a volte anche prevenire, mentre forse sta sferrando uno dei suoi attacchi “mortali” . Dico ciò, perchè la tentazione di lasciarsi andare è sempre lì in agguato, ed è facile da cogliere, mentre il desiderio di combattere, di resistere, di vincere è, molte volte, nascosto in un angolo in fondo al cuore e bisogna andarlo a cercare con l’aiuto di una luce: la fede in Dio, che non ci abbandona, e la fede in noi stessi.
Noi che sappiamo che ogni attimo di serenità costa un diluvio di problemi….
Occorre essere forti, capaci di resistere a qualsiasi vento sfavorevole, anche se veniamo colti dallo scoraggiamento e ci sembra che quanto stiamo facendo sia vano e non serva a cambiare niente di quanto ci sta attorno, con fiducia dobbiamo vivere una vita “fedele alle piccole cose” di ogni giorno…
Quando ci sembra di non avere più nulla da dare e siamo certi che la nostra canzone sia finita, quando il giorno sembra alla fine e cade l’ombra, quando ci avvolge il buio della notte, dove possiamo trovare la forza di rinnovare i nostri tentativi? Dove possiamo trovare la mano che asciugherà le lacrime che il cuore piange? Vi è un solo luogo dove andare, solo da Dio: qui gettando finzione ed orgoglio possiamo parlare senza ritegno dei nostri guai e con Lui al nostro fianco ritroviamo le forze. Arrivati insieme al bivio della vita vediamo incombere la fine del cammino, ma Dio che vede più lontano sussurra pian piano. E’ solo una curva nella strada. La strada, infatti prosegue e diventa più agevole; la pausa nella canzone è solo un riposo, perchè la parte che è rimasta da cantare è la più dolce, la più ricca, la migliore. Riposa allora, rilassati e rinfrancati, abbandonati a Dio e lasciagli i tuoi affanni. La tua opera non è finita e non è completa; sei arrivato solo a una curva nella strada.
In un caldo giorno d’estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice.
Sua madre lo guardava dalla casa attraverso le finestre e vide con orrore cosa stava succedendo.
Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva.
Sentendo le urla il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre, ma era ormai troppo tardi.
La mamma afferrò il bambino per le braccia proprio quando il caimano gli afferrava le gambe.
La donna tirava determinata con tutta la forza del suo cuore.
Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l’abbandonava.
Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo.
Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare.
Quando uscì dal trauma un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe.
Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere.
Poi con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: “Ma quelle che deve vedere sono queste”. Erano i segni delle unghie di sua madre che l’avevano strette con forza. “Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita”.
Morale della favola:
Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso.
Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male.
Ricordiamoci che se qualche volta l’anima ha sofferto. . . è perché Dio ci ha afferrato troppo forte affinché non cadessimo.
… Il brutto dei cuori spezzati è questo: che non ci puoi buttare sopra l’acqua ossigenata e soffiare mentre le bollicine camminano sulla ferita, che puoi solo tenerti i cocci. E non ci stanno operazioni e non ci stanno medicine che li possono rimettere insieme, te lo devi tenere così il tuo cuore, rotto.
Abba Atanasio aveva copiato su una bellissima pergamena che valeva diciotto monete d’oro, tutto l’Antico e il Nuovo Testamento.
Un giorno un fratello venne a trovarlo, e vedendo il libro se lo portò via. Quel giorno stesso, abba Atanasio volle leggerlo, si accorse che era sparito, e capì che il fratello l’aveva preso. Ma non mandò nessuno a interrogarlo, per paura che aggiungesse al furto la menzogna.
Ora, quel fratello si recò alla città vicina per vendere il libro, e ne chiese sedici monete d’oro. Il compratore gli disse:”Lasciamelo, perché io possa vedere se vale questo prezzo”. E il compratore lo portò a Sant’Atanasio dicendogli:”Padre, guarda per favore questo libro e dimmi se credi che io debba comprarlo per sedici monete d’oro. E’ questo il suo valore?” Abba Atanasio rispose: “Sì, è un bel libro, vale quel prezzo”: Il compratore tornò a cercare il fratello e gli disse: “Ecco il tuo denaro. Ho mostrato il libro ad abba Atanasio che l’ha trovato molto bello, e stima che valga almeno sedici monete d’oro”. Il fratello domandò:”E’ tutto quello che ha detto?? Non ha fatto altre osservazioni??” “No”, rispose il compratore, “neppure una parola”. “Ebbene”, disse il fratello, “ho cambiato idea, non voglio più vendere questo libro”. Poi andò in tutta fretta da abba Atanasio e lo supplicò piangendo di riprendere il suo libro. Ma l’abba rifiutò dicendo: “Va’ in pace, te lo regalo”: Ma il fratello rispose: “Se tu non lo riprendi, non avrò mai più pace”: E il fratello passò con abba Atanasio il resto della sua vita.
(Alle fonti con i padri)