Archivio tag | fiducia

Se – Kipling

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo pero’ considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtu’,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici piu’ cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona contera’, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sara’ la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

Reti vuote – Don Angelo Saporiti

barca pescaLa vita a volte è come una pesca:
ci sono giorni in cui le reti sono piene di pesci,
piene di gioia, di vitalità, di fortuna…
e giorni in cui le reti sono vuote,
in cui è grande il senso dell’inutilità e del fallimento…
Proprio in quei momenti in cui le mie reti sono vuote,
quando in casa si diventa come estranei,
quando un figlio ti delude,
quando la tua migliore amica ti tradisce,
quando il tuo datore di lavoro ti dice che sei diventato di troppo,
quando la tua salute ti abbandona,
quando l’ingiustizia e la prepotenza sembrano essere più forti dell’amore,
proprio in quei momenti,
tu, Signore,
non smetti di avere fiducia in me
e mi dici che potrò ancora tirare fuori qualcosa di buono
da queste mie reti vuote e sfilacciate…
Tu, o Signore,
mi inviti a riprendere il largo
verso l’orizzonte più ampio e sconfinato,
sfidando il rischio e la paura di perdere ancora,
provando a fidarmi del mio cuore,
improvvisando i miei gesti e le mie azioni,
lasciandomi attraversare da quel brivido
antico e sempre nuovo
che si chiama amore.

Camminare sull’acqua – Maria Teresa Marra Abignente

ventoIl vento oggi ha quasi la voce del mare. Passa tra gli alberi piegando le loro chiome con un rumore di onda. Qualche foglia si stacca, qualche frutto cade e tutto si inchina alla violenza del soffio come preso da un brivido. Resiste però la natura perchè ha radici profonde, radici che affondano nel ricordo di altre tempeste sofferte e che hanno insegnato il coraggio e la fiducia. Non nella sfida o nel rischio e neanche nel difendersi, ma nell’accogliere, semplicemente.
Sono due le cose che mi fanno pensare di possedere una scarsa dose di fortezza: non so piangere e non so sognare […] So bene che entrambe queste cose sono espressione di una eccessiva difesa dalle emozioni che non riescono a fluire libere e che anzi vengono vietate, cacciate via come un pericolo o ignorate come inutili. Ed è anche questo che assottiglia la mia fortezza, perchè difendersi non è la stessa cosa che resistere. La difesa porta ad una chiusura, ad un corazzarsi contro il male che può arrivare da ogni lato, ad uno sbarrare gli usci e le finestre anche all’aria- […] La resistenza è invece un atteggiamento attivo: ci si organizza attrezzandosi e si affronta il “nemico”, cioè quel che viene sentito come tale. Non si aspetta paralizzati che tutto sia passato, ma lo si aiuta a passare. E’ in fondo una disponibilità ad accogliere anche quello che ci può far male, a lavorarlo, ad utilizzarlo pure se doloroso. […] Tutto questo però presuppone coraggio, che non è quel coraggio sprezzante di chi cerca di dimostrare che nonostante tutto ce la fa e neanche quello compiaciuto di chi ama sentirsi vittima. E’ il coraggio faticoso di chi continua a camminare con i piedi sanguinanti, di chi avverte il bruciore delle ferite e nonostante tutto guarda avanti.
E’ il coraggio che ci viene chiesto di “camminare sulle acque” anche se intorno soffia la bufera…Leggeri, sulle acque gonfiate dal vento e fiduciosi. Sarò forte quando ritroverò la leggerezza dei sogni e la trasparenza delle lacrime e non avrò più paura di alzare lo sguardo e scorgere il buio; quando non temerò di essere sommersa dalle ondate che si alzano durante la mia traversata, ma mi abbandonerò sicura ad esse! […]

Paulo Coelho – Da “Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto”

foglie

Mi sono messa a immaginare come mi sarebbe piaciuto vivere quel momento. Mi sarebbe piaciuto essere piena di gioia, curiosa, felice. Vivere intensamente ogni istante, dissetarmi con l’acqua della vita. Avere di nuovo fiducia nei sogni. Essere capace di lottare per ciò che desideravo. Avere un uomo che mi amava.

Si, era davvero questa la donna che avrei voluto essere e che, all’improvviso, compariva e si trasformava in me.

Ho sentito la mia anima inondata della luce di un Dio, o di una Dea, in cui non credevo più. E ho percepito che, in quel momento, l’Altra abbandonava il mio corpo e si sedeva in un angolo della piccola camera. Io guardavo la donna che ero stata sino ad allora: era debole, ma fingeva di essere forte. Aveva paura di tutto, ma diceva a se stessa che non si trattava di paura, bensì della saggezza di chi conosce la realtà. Costruiva pareti intorno alle finestre da cui penetrava la gioia del sole, affinché i suoi mobili non si sbiadissero.

Ho visto l’Altra seduta nell’angolo della camera, fragile, stanca, delusa. Controllava e schiavizzava quello che avrebbe dovuto essere sempre libero: i sentimenti. Tentava di giudicare l’amore futuro in base alla sofferenza passata.

L’amore è sempre nuovo. Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita: ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo. L’amore può condurci all’inferno o al paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. È necessario accettarlo, perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli. È necessario cercare l’amore là dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e tristezza.

Perché, nel momento in cui partiamo in cerca dell’amore, anche l’amore muove per venirci incontro. E ci salva.

 

Lettera di Abram Lincoln all’insegnante di suo figlio

Lincoln

“Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti,
che non tutti gli uomini sono sinceri.
Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe;
che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso….
Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico,
cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce,
e gli insegni il segreto di una risata discreta.
Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti….
Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri….
Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando…
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini,
ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso,
perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare…
E’ un così caro ragazzo, mio figlio!
Abraham Lincoln”

Fede

fenice
Dice Gesù:  “Tutto quello che chiedete nella preghiera abbiate fiducia di averlo ottenuto e vi accadrà!”
Io chiedo che mi venga data questa fede, mentre chiedo  persone che possano  stare al mio fianco e a quello di ognuno di noi in grado di comprendere la nostra vita,i nostri desideri di pace, di sostegno, di forza.
Ci lasciamo prendere dallo sconforto molte volte al giorno e  questa fede che chiede Gesù spesso non riusciamo ad averla.
Abbiate fede, dice….non è così facile e così scontato e mentre chiediamo il tempo passa!
Occorre  capire gli altri con il cuore, cosa intendono al di là delle parole…
Bisogna avere fede e rafforzare la nostra convinzione che ce la faremo e…ricominciare a pregare CREDENDO in un buon risultato.
Cerchiamo di  “risorgere sempre dalle nostre ceneri”, come la fenice!

La fede – Bruno Ferrero

La fede.
I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia.
Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami.
L’erba era sparita dai prati.
La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.
Le settimane si succedevano sempre più infuocate.
Da mesi non cadeva una vera pioggia.
Il parroco del paese organizzò un’ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.
All’ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza.
Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede.
Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari.
Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila.
Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso!
Bruno Ferrero

bibbia ombrello

Riflessione:
la bambina del racconto è colei che, fra tutti, ha una fede vera , pura e semplice, perchè va nella piazza portando il suo ombrello rosso!
Ella è certa che la pioggia verrà, e si siede fiduciosa in prima fila per non perdere il momento nel quale inizieranno a cadere le prime gocce!!!

Davanti a noi

libro chiuso

Davanti a noi stanno cose migliori di quelle che ci stanno alle spalle….
non siamo gamberi ed è per questo che dobbiamo guardare davanti, il nostro stesso volto è proteso in avanti, e tutto ciò che accade, nell’ambito di una giornata, resta dietro di noi. Certo possiamo voltarci, e facendolo possiamo vedere la strada percorsa, ma siccome la vita è movimento questa visione dura pochissimo, diventa sfocata, e dobbiamo tornare a guardare dritto davanti a noi. Facciamolo, allora, con fiducia…non viviamo di rimpianti, perchè con gli occhi “appannati” dalle lacrime non riusciamo a vedere con chiarezza le opportunità che sono proprio a pochi passi da noi, e che proprio perchè non le abbiamo ancora “vissute”, sono migliori del passato, per quanto bello possa essere stato, perchè esso è “logoro”, in quanto è già stato vissuto e consumato!

A. Manzoni – Prenditi a cuore…

barchette carta
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
“ecco quello che non ho te lo dono”.
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l’avrai regalata agli altri.