Sta sulla rena del mare
una conchiglia lucente.
Nessuno se ne accorge:
è come se non esistesse.
Ma il bimbo che la vede
la prende in mano, e la tiene
come fosse un tesoro.
E dice grazie al mare.
(Giovanni Serafini)
Il giorno più bello? Oggi.
L’ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L’errore più grande? Rinunciare.
La radice di tutti i mali? L’egoismo.
La distrazione migliore? Il lavoro.
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti? I bambini
Il primo bisogno? Comunicare.
La felicità più grande? Essere utile agli altri.
Il mistero più grande? La morte
Il difetto peggiore? Il malumore
La persona più pericolosa? Quella che mente.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.
La rotta migliore? La via giusta
La sensazione più piacevole? La pace interiore.
L’accoglienza migliore? Il sorriso
La miglior medicina? L’ottimismo
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto
La forza più grande? La fede
Le persone più necessari? I sacerdoti
La cosa più bella del mondo? L’amore
(Madre Teresa di Calcutta)
Mi fai spuntare le lagrime, fratello,
vedo che la tua vita non è allegra.
Ecco una mela: io ne possiedo tre,
perciò una la regalo a te.
Non ci vedo niente di eccezionale.
e l’uno e l’altro possiamo vivere.
Solo i semi promettimelo,
avido non inghiottirli,
sputali invece a terra
prima che mi allontani.
E se poi cresce un melo
dentro il tuo campicello
vieni a prenderti i frutti:
è il tuo albero, quello.
(Bertolt Brecht)
Quando un raggio di sole,
da un cielo coperto,
cade su un vicolo squallido,
è indifferente cosa tocca:
il coccio di bottiglia per terra,
il manifesto lacerato sul muro,
o il lino biondo della testa di un bambino.
Esso porta luce,
porta incanto, trasforma e trasfigura.
(Hermann Hesse)
“A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi.”
Bene, e con questo?
Gli sciocchi si divertono un mondo.
“A piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali:”
Naturalmente io sono sentimentale. Mi piace!
Le lacrime possono essere di aiuto.
“A stabilire il contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere:”
Chi rischia di farsi coinvolgere?
Io voglio essere coinvolto.
“A mostrare i vostri sentimenti c’è il rischio di mostrare il vostro vero io.”
Che altro ho da mostrare?
“A esporre le vostre idee e i vostri sogni davanti alla folla c’è il rischio di essere chiamati ingenui.”
Oh, mi hanno chiamato con epiteti ben peggiori.
“Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti.”
Io non amo per essere corrisposto.
“A vivere c’è il rischio di morire:”
Sono pronto.
“A tentare c’è il rischio del fallimento.”
Ma bisogna correre i rischi, perchè il rischio più grande nella vita è non rischiare nulla.
La persona che non rischia nulla non fa nulla, non ha nulla, non è nulla e non diviene nulla.
Può evitare la sofferenza e l’angoscia, ma non può imparare e sentire e cambiare e progredire e amare e vivere.
Incatenata dalle sue certezze, è schiava.
Ha rinunciato alla libertà.
Solo la persona che rischia è veramente libera.
Provate e vedrete che cosa succede.
(Leo Buscaglia)
Ora volerai, Fortunata.
Respira.
Senti la pioggia.
E’ acqua.
Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi
si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si
chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia.
Apri le ali…
Ora volerai.
Il cielo sarà tutto tuo.
(Louis Sepulveda)
Sarei già andato davvero lontano,
tanto lontano quanto è grande il mondo,
se non mi trattenessero le stelle
che hanno legato il mio al tuo destino,
così che solo in te posso conoscermi.
E la poesia, i sogni, il desiderio,
tutto mi spinge a te, alla tua natura,
e dalla tua dipende la mia vita.
(Johann Wolfgang Goethe)
Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta
giocavamo.
(K. Gibran)
Figliolo, ti dirò una cosa:
la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Ho avuto chiodi
e schegge,
e tavole sconnesse,
e tratti senza tappeto:
nudi.
Ma sempre
continuavo a salire,
raggiungevo un pianerottolo,
svoltavo un angolo,
e certe volte entravo nel buio
dove non c’era la luce.
Perciò, figliolo, non tornare indietro.
Non fermarti sugli scalini
perchè ti è faticoso andare.
Non cadere, adesso:
perchè io continuo ancora, amore,
ancora mi arrampico,
e la vita per me non è stata una scala di cristallo.
(L. Hughes)
Lascia sia il vento a completare le parole
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d’ogni immagine,
che l’uno e all’altro rendono
un semplice raggio e ci basta.
(Margherita Guidacci)
.
Riflessione: …..l’amicizia o l’amore quando sono veri sono capaci di dare senso anche ai silenzi, e di questi nutrirsi, perché l’intimità e l’intesa sono così perfette che il sodalizio, instauratosi tra le due “anime”, non ha bisogno di parole …
Il fiore di ciliegio
non mi pare
che cada presto:
il cuore umano, invero,
muta senza aspettare il vento.
(Ki No Tsurayuki)
Una poesia
che parli a un solo cuore: il tuo
Questo vorrei essere,
adesso e per sempre.
La Luce guardò in basso
e vide le Tenebre:
“Là voglio andare”
disse la Luce.
La Pace guardò in basso
e vide la Guerra:
“Là voglio andare”
disse la Pace.
L’Amore guardò in basso
e vide l’Odio:
“Là voglio andare”
disse l’Amore.
Così apparve la Luce
e risplendette.
Così apparve la Pace
e offrì riposo.
Così apparve l’Amore
e portò vita;
questo è il mistero del Natale.
(L. Hausman)
Coltivo una rosa bianca
a giugno come a gennaio
per l’amico sincero
che mi tende la sua mano.
E per il crudele che mi strappa
il cuore con cui vivo,
non coltivo né cardo né ortica;
coltivo la rosa bianca.
(José Martì)
Il tuo ricordo, sul fondo
della mia solitudine,
ne rivela l’ampiezza
e tuttavia la limita.
Così un canto d’uccello
addolcisce l’immensità del cielo
e una singola vela
rende umano il mare.
(Margherita Guidacci)
Devi, tu, diventare indifferente agli oggetti e ai pensieri
quando la tua forma ti apparirà irreale, così come irreali
da sveglio ti appaiono le forme vedute nel sogno
quando il suono interno ucciderà quello esterno
e allora abbandonerai il falso per entrare nel vero
prima che l’Anima possa vedere, gli occhi devono essere resi ciechi
prima che l’Anima possa udire, devi diventare sordo ai rumori come ai
mormorii
prima che l’Anima possa capire e ricordare, lei stessa deve unirsi al Silenzio
ed allora l’Anima capirà e ricorderà
e allora l’orecchio interno ascolterà…
…la Voce del Silenzio.
(Helena Petrovna Blavatskij)
L’amore mi si offrì ed io mi ritrassi dal suo inganno,
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura,
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e
prendere i venti del destino,
ovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
E’ una barca che anela al mare eppure lo teme.
(Edgar Lee Masters)
All’amore sono giunta con un grido di seta
e ci ho messo le guance,
il corpo e la coscienza.
Niente è rimasto di me,
neppure una lettera,
neppure uno specchio in cui riconoscermi.
Ma ho imparato a passare
per la cruna dell’ago,
cioè a perdonare sinceramente.
A lasciare la pelle nel filo di ferro,
a ferirmi dalla testa
ai piedi.
Ho perso tutto.
E quando ho capito che non sapevo difendermi dalla gente,
ho risposto con una sberla di dolcezza,
perché io so
che solo i dolci erediteranno la terra.
(Mìa Gallegos - poetessa costaricana)
Perché mi hanno portato il tuo sogno
ho amato i cieli della sera
e gli alberi solitari.
E ho amato i mari dell’alba
e le barche abbandonate,
perchè in esse ritrovavo il tuo ricordo!
Ora senza i cieli della sera
o i mari dell’alba
ti posseggo!
Libera da immagini
ti posseggo!
Perchè adesso ti amo
in questa mia solitudine senza ricordi.
(Esther de Càceres)
.
.
.
La poetessa uruguaiana canta un amore che diventa assenza e quindi dolore, e che si sublima in atmosfere e oggetti che ricordano l’amato, il quale diventa egli stesso ricordo per poi trasformarsi, non senza sofferenza, in amore per la solitudine.
Tu sei li, costruisci casa
e io sono qui, distruggo un ricordo:
la nostra casa, aperta a tutti
e la mia memoria che era aperta al tuo viso.
…
…
Quando se ne è andato
di lui mi è rimasto
solo me stessa.
(Hoda Ablan)
Vorrei soltanto una rosa;
questa luce chiara e tiepida negli occhi,
e una rosa tra le foglie verdi.
Una rosa,
per guardarla, per riposarmi,
per sentire l’anima e vedere la sua;
per restare qui solo in silenzio,
in armonia con la sera incantevole.
Lasciare che il tempo, come una ragazza
sfogli la sua bianca corolla,
scegliendo, lasciando cadere
tra le cose, nuove cose;
il tempo di luce e d’ombra…
Vorrei soltanto essere
una dolcezza di fronte a un’altra;
vorrei soltanto sognarti;
vorrei una rosa, una rosa.
(Eugenio De Nora)
Non a te appartengo sebbene nel cavo
della tua mano ora riposi, viandante;
né alla sabbia da cui mi raccogliesti
e dove giacqui lungamente, prima
che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d’agili pesci e d’alghe
ebbi la vita dal grembo delle libere onde.
E non odio nè oblio ma l’amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l’antica patria e rimormora
assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
mentre tu reggi il mio segreto sulla tua palma
e stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.
(Margherita Guidacci)
E’ assurdo
dice la ragione.
E’ quel che è
dice l’amore.
E’ infelicità
dice il calcolo.
Non è altro che dolore
dice la paura.
E’ vano
dice il giudizio.
E’ quel che è
dice l’amore.
E’ ridicolo
dice l’orgoglio.
E’ avventato
dice la prudenza.
E’ impossibile
dice l’esperienza.
E’ quel che è
dice l’amore.
(Erich Fried)
La mia speranza
è come il battito del mio cuore,
a volte un po’ affannato,
a volte un po’ lento,
ma sempre presente
come il respiro della mia vita.
Come quando dormo
non mi accorgo di respirare,
così quando tutto è buio
la speranza emerge in me
come un canto.
(Ernesto Olivero)
Non celare il segreto del tuo cuore,
amico mio.
Dillo a me, solo a me, in segreto.
Tu che sorridi tanto gentilmente,
sussurralo sommessamente,
il mio cuore l’udrà,
non le mie orecchie.
La notte è fonda,
la casa è silenziosa,
i nidi degli uccelli
son coperti di sonno.
Dimmi tra lacrime esitanti,
tra sorrisi titubanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore!
(Tagore)
Mi par d’essere
presso il lido fragoroso
d’un agitato mare
e grani di sabbia d’oro
aver nella mano – pochi :
poi tra le dita scivolano
e cadon nell’abisso –
e io piango – piango sempre.
Perché non riesco, o Dio,
a tenerli stretti nel pugno?
Perché un solo non posso
salvarne dall’onda spietata?
Tutto che vediamo
o che a noi par di vedere, è un sogno nel sogno.
(Edgar Allan Poe)
Io non sono io
sono colui che cammina accanto a me
senza che io lo veda,
che a volte sto per vedere
e, che a volte, dimentico.
Colui che tace, sereno, quando parlo.
Colui che perdona, dolce, quando odio.
Colui che passeggia là dove non sono.
Colui che resterà qui quando morirò.
(Jimenez)
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell’afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
(Nazim Hikmet)
Tu non mi puoi capire?
Pieni di calma melanconia
i due occhi interrogano,
cercano il significato:
come la luna con volto umile
e fisso sta a guardare il cielo.
Io non nascondo nulla:
quello che ho è tutto
davanti ai tuoi occhi,
cuore aperto, accogliente.
Ho donato tutto
per dare un’idea di me.
Non mi puoi capire?
[…]
Che voglio farti comprendere?
Nel profondo del cuore non so che cosa palpita
nel canto tacito del giorno e della notte:
tutto il cielo è pervaso
di immobilità e di silenzio,
come la voce della notte.
Se questo fosse solo godimento,
soltanto un sorriso
venuto dalle labbra,
risveglierebbe la felicità:
in un momento comprenderesti
le notizie del cuore,
senza bisogno di parole
(Tagore)
Sì, niente uguaglia la gioia di donare
a coloro che sono più poveri,
e gaiamente, con liete mani
spargere ovunque i bei doni.
Sì, nessuna rosa è più bella
del volto dei beneficati,
quando ricolme, o gioia immensa,
si abbassano le loro mani.
Sì, nulla rende così sereno
dell’aiuto per tutti gli altri!
Se non rinuncio a quello che possiedo
nessuna gioia potrà darmi.
(Bertolt Brecht)
Piange il mio cuore
come piove sulla città;
cos’è questo languore
che penetra nel mio cuore?
O dolce rumore della pioggia
sulla terra e sopra i tetti!
Per un cuore che s’annoia,
oh, il canto della pioggia!
Piange senza ragione
questo cuore che s’accora.
Che! Nessun tradimento?
è un lutto senza ragione.
Ed è la peggior pena
non sapere perché
senza odio e senza amore
il mio cuore ha tanta pena!
(Paul Verlaine)
Riflessione:
Il cuore umano, che è inconoscibile, ha lacrime invisibili ed interiori, ed esse non sono sempre dovute a grandi dolori o ad inattese gioie.
Ci sono giorni che è sufficiente…”il dolce rumore della pioggia”…a dargli sofferenza, e quella inaspettata, sottile, indescrivibile malinconia è spesso più penosa e insopportabile di un vero e proprio dolore!!!
La tristezza sulle mie spalle
è una camicia di tela di vela
lavata all’acqua di mare
con una spazzola di ferro
sul ponte spazzato dal vento.
E in questo villaggio del sud, senza sosta nè tregua,
il sole rosseggia e si gonfia di miele
sulle fanciulle e dentro le albicocche.
(Nazim Hikmet)
E’ una curiosa creatura il passato
ed a guardarlo in viso
si può approdare all’estasi
o alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
possono ancora uccidere!
(Emily Dickinson)
Nelle tue palme dischiuse
lascia che io posi stasera
questo mio sonno di lacrime.
Nè sei più tu chi diceva
“…andremo…sempre…” Tu vai
incontro ad altre parole
per strade che non conosco
ed io rimango a pensare
se tutto fu gioco.
(Elio Pecora)
La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago
(Bertold Brecht)
Ho messo la mia anima tra le tue mani
curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa’ che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.
(Margherita Guidacci)
Era una sera solitaria. Leggevo un libro a lungo, finchè il mio cuore divenne arido.
Mi pareva che la bellezza fosse una cosa foggiata da mercanti di parole.
Stanco, chiusi il libro e spensi la candela.
In un istante la stanza fu inondata dalla luce della luna.
(Tagore)
Un gatto che dorme il pomeriggio
nel larghissimo letto padronale
in un punto qualunque, però comodo,
che si svegli in un’ora qualunque
perchè qualcuno passa e lo carezza,
non si sveglia del tutto nè si chiede
chi è che lo carezza, ma si sporge
dal sonno solo un po’
per stirarsi in arrendevole lunghezza
perchè duri di più quella carezza.
Forse così potrebbe essere l’amore.
(Patrizia Cavalli)
No, credere a Pasqua non è giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera è al venerdì santo
quando Tu non c’eri lassù!
Quando non una eco risponde
al suo alto grido
e a stento il Nulla dà forma
alla tua assenza.
(David M. Turoldo)
Commento:
E’ abbastanza facile credere alla Risurrezione, quando il problema è risolto. La vera fede è quella di quando c’è la morte e il Cielo è muto, incapace di consolare persino Gesù Cristo che in quel momento, tra le 12 e le 15 del Venerdì Santo ha avuto la tentazione di pensare che Nulla esistesse, ma non ha ceduto e ha saputo proiettarsi al…dopo e ha vinto la Morte
Dopo la pioggia il mondo
come un CUORE lavato da lacrime
è immerso nella quiete.
Sul mare vagano onde d’argento,
nel cielo ancora nuvole fumose,
fresca la foresta di pini!
Sul lido piano,
s’allineano le barche da pesca,
non c’è traccia di uomo
Due o tre fanali,
lontano, lontano sull’isola tremolano…
preludio alle stelle?
(Kuo Mo-jo)
Il dolore è un postino grigio, muto,
col viso scarno, gli occhi azzurro chiari,
gli pende giù dalle fragili spalle
la borsa, scuro e logoro ha il vestito.
Dentro il suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timido egli sguscia
di strada in strada, si stringe alle mura
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. Ed ha una lettera per te
(Attila Jòseph)
Riflessione:
Il dolore, appara qui come un uomo silenzioso e affranto: come potrebbe essere diverso? Il suo aggirarsi per le strade del “Mondo” ha consumato, oltre che la sua persona, rendendolo magro ed emaciato, anche i suoi abiti. La borsa che porta sulle spalle è pesante, e forse non contiene molta “posta”, ma recare notizie sgradite, aggrava ogni cuore, anche il suo, che pure fa ciò da sempre! L’orologio che gli batte nel petto scandisce il tempo, che è sempre “poco”, perché deve fare in fretta, deve bussare a molte porte… e nessuno lo aspetta, potrebbero non farsi trovare! Rasenta i muri ed è disturbato persino dalla sua ombra, perché questo compito gli pesa, sa che dopo aver consegnato “la busta” nulla nella vita del “ricevente” sarà come prima!
Io penso al tuo cuore, come un’acqua
perduta in un deserto
che invano aspetta che ci si disseti.
Lo penso come un albero fiorito
in piena notte, che nessuno guarda,
se non da vetri in fuga un viaggiatore
che noia o affari portano lontano.
Come uccello spaurito
vaga pei lacunari di una volta
di cui non trova uscita e crea soltanto
col suo strido più vasta solitudine
(A. Parronchi)
Dimmi perchè nel mio sogno piangevi.
Soli eravamo al sommo di una scala
immensa e buia: e subito le mani
tu mi afferrasti senza una parola.
tra le mia mani nascondesti il viso
e ti asciugasti con le palme il pianto.
Così ti vidi dopo tanto tempo,
e nulla so di te, se non quel pianto.
(Lalla Romano)
Ancora non odo grida di bimbi
garriti di rondini.Questa primavera tarda a venire.
O forse è ritornata senza giochi
di bimbi nè voli di rondini.
Maria Elena Cortesi
Semplice, fresco e bello, spuntando al morire dell’inverno
come non ci fossero mai stati artifici di moda, affari, politica,
dal suo angolo in mezzo all’erba innocente – dorato, calmo come l’aurora
il primo soffione di primavera ci mostra il suo volto.
(Walth Witman)
Guarda dentro di te
e scoprirai come danzare
al ritmo delle melodie
tessute dal tuo stesso cuore
Questa è una sinfonia,
le altre sono solo canzonette.
(Anna Quindlen)
Le mani stringono le mani, gli occhi indugiano negli occhi
così comincia la storia dei nostri cuori:
E’ un plenilunio di marzo: il dolce profumo
dell’hennà è nell’aria; il mio flauto
giace per terra dimenticato, la tua ghirlanda di fiori
non è terminata.
Quest’amore semplice tra me e te è semplice come un canto.
Il tuo velo color zafferano inebria i miei occhi
la ghirlanda di gelsomini che intrecci per me
mi commuove come una lode.
E’ un gioco di dare e di trattenere, di rivelazioni
e di misteri, di sorrisi e di piccole timidezze,
di dolci, inutili lotte.
Quest’amore fra me e te è semplice come un canto.
Nessun mistero al di là del presente, nessuna ricerca
per l’impossibile, nessun’ombra dietro l’incanto
nessuna indagine nelle profondità occulte.
Quest’amore fra me e te è semplice come un canto.
Non cerchiamo con parole vane di interrompere
l’eterno silenzio, non alziamo le mani supplici
per cose impensabili
ci basta ciò che diamo e quello che riceviamo.
Un abbraccio schiacciato, la gioia
per spremere il vino del dolore.
Quest’amore tra me e te è semplice come un canto.
(Tagore)
Perché la lampada si è spenta?
Le feci scudo del mio mantello
per salvarla dal vento,
ecco perché la lampada si è spenta.
Perché il fiore è avvizzito?
L’ho premuto al mio cuore
con l’impazienza dell’amore,
ecco perché il fiore è avvizzito.
Perché il ruscello si è asciugato?
Vi ho messo una diga per traverso,
ecco perché il ruscello si è asciugato.
Perché le corde dell’arpa si son rotte?
Ho tentato di forzare una nota
che oltrepassava il mio potere,
ecco perché le corde dell’arpa si son rotte
(Tagore)
When to the flowers so beautiful the Father gave a name
Back came a little blue eyed one, all timidly it came,
And standing at his Father’s feet and gazing in his face,
He said in low and trembling tones and with a modest grace.
Dear Lord the name thou gavest me alas I know not what,
Kindly the Father looked at him and said “Forget me not”
(Emily Bruce Roelofson)
Un giorno a tutti i fiori raccolti intorno a Lui DIO diede il nome.
Dopo pochi giorni un piccolo fiore blu si guarda intorno, cerca DIO, non vuole più aspettare. Timidamente alza gli occhi e dice “Oh MIO SIGNORE il nome che mi hai dato ho già dimenticato”, DIO lo guarda con amore e dice “non provarne dolore può succedere a tutti;OHIME’. NON TI SCORDAR DI ME !
Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.
Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.
(Tagore)
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