Credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere…. (M.Monroe)
È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili.
Le conservo ancora nonostante tutto (…) Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto (…), partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgera’ nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà (…)
(Anna Frank)
La speranza è quella cosa con le piume che
perfora l’anima
e canta una musica senza parole
e non si ferma mai
(Emily Dickinson)
Bisogna sempre crede e sperare, se non negli altri almeno in noi stessi,
non importa se otterremo risultati,
ciò che conta sarà la forza che ci animerà e continuerà a tenerci vivi…. (Anonimo)
La vita è troppo bella. Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sotituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch’io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amci per l’eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche repinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante… Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito di perdere)…ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita non mi stanca…E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! E’ veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante…. (Chaplin)
Una delle cose più difficili nella vita é distinguere quella linea sottile che separa la speranza dall’illusione. Una linea che il cuore oltrepassa spesso, nonostante i richiami della ragione. Ma la speranza é una necessità e l’illusione il prezzo da pagare. (Curnetta)
La vita una strada di imprevisti.
Sono qui con le mani in grembo
posizione la mia non di sconforto
ma di riflessione.
Mi domando quello che si chiedono
tutti: Cosa mi ha insegnato la vita?
Il pensiero corre subito alla nostalgia
trasformata in una lunga striscia
di uno spartitraffico.
Basta seguirlo per arrivare a quel giorno
dove tutto è iniziato.
Non avrei dovuto percorrere quella strada
a senso unico, potevo disegnare nuove
geografie e la mia vita sarebbe stata diversa!
Ho percorso salite sfibranti, trovato incroci
che mi hanno obbligato a scelte importanti.
Ho imboccato vie senza uscita, che mi hanno
forgiato il carattere.
Ora sono ferma in uno stato di stallo, non so
cosa fare, mi sento come l’onda spumosa
che rincorre se stessa e non viene mai a capo di niente..
Il buono di questa sosta è che non mi sono
persa, cosciente di ogni decisione, con pochi
rimpianti riesco ancora a seguire il cuore
lui è la mia bussola, che mi fa sentire viva.
(Mirella Narducci)
I legami che ci vincolano
a volte sono difficili
da spiegare.
Ci uniscono anche quando
sembra che
si debbano spezzare.
Certi legami
sfidano le distanze,
il tempo e la logica
perchè ci sono legami
che sono semplicemente
destinati ad esistere.
(Grey's Anatomy)
Sai un giorno sarai felice e ti guarderai indietro.
Quasi non ci crederai nel renderti conto che milioni di cose che pensavi fossero insuperabili adesso ti fanno sorridere.
E sì, sei riuscita ad andare avanti, con grande dignità hai lottato, hai pianto quasi orgogliosa delle lacrime.
Hai varcato porte, abbattuto muri e risanato ferite, ed eccoti là adesso, a guardare tutto questo dietro te con uno splendido sorriso. (S. Nelli)
Coraggio, irrompe la Pasqua!
E’ il giorno dei macigni che rotolano via dall’imboccatura dei sepolcri.
E’ l’intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull’erba.
E’ l’incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa.
E’ il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici.
E’ la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo.
E’ la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso dilaga la speranza.
Che sia anche la festa in cui il traboccamento della comunione venga a lambire le sponde della nostra isola solitaria. (Don Tonino Bello)
Un filo invisibile unisce coloro che sono destinati a incontrarsi, indipendentemente dal tempo, dal luogo e dalle circostanze.
Il filo può tendersi o ingarbugliarsi, ma non si spezzerà mai.
Antico proverbio cinese
In natura però nulla è mai davvero morto:
i fili d’erba resistono turgidi sotto la neve,
pronti a risvegliarsi al primo raggio di sole.
La foglia accartocciata conserva la delicata trama
in cui scorre ancora un filo di linfa.
Un messaggio di speranza per gli esseri umani:
nei momenti difficili c’é un nucleo di forza
dentro di noi, lo spirito, pronto ad affrontare
ogni avversità.
(C.Widmann)
Quando ci sembra di non avere più nulla da dare e siamo certi che la nostra canzone sia finita, quando il giorno sembra alla fine e cade l’ombra, quando ci avvolge il buio della notte, dove possiamo trovare la forza di rinnovare i nostri tentativi? Dove possiamo trovare la mano che asciugherà le lacrime che il cuore piange? Vi è un solo luogo dove andare, solo da Dio: qui gettando finzione ed orgoglio possiamo parlare senza ritegno dei nostri guai e con Lui al nostro fianco ritroviamo le forze. Arrivati insieme al bivio della vita vediamo incombere la fine del cammino, ma Dio che vede più lontano sussurra pian piano. E’ solo una curva nella strada. La strada, infatti prosegue e diventa più agevole; la pausa nella canzone è solo un riposo, perché la parte che è rimasta da cantare è la più dolce, la più ricca, la migliore. Riposa allora, rilassati e rinfrancati, abbandonati a Dio e lasciagli i tuoi affanni. La tua opera non è finita e non è completa; sei arrivato solo a una curva nella strada.
(Helen Steiner Rice)
Mi piacerebbe avere la certezza che i tuoi occhi non si fermino mai alla superficie delle cose.
Che le tue mani siano tese sempre verso chi ti circonda, soprattutto nel momento del bisogno.
Che la tua anima conservi in un posto speciale di te una certa dose d’innocenza, di spensieratezza, di ingenuità, di euforia. Tipiche virtù affidate al bambino che nasce e che l’adulto finisce puntualmente per eliminare e dimenticare.
Che il tuo cuore sia grande abbastanza da perdonare, scordare, accogliere e, incondizionatamente, amare.
Che la tua vita possa essere sempre piena di doni.
Lo sai quali sono i regali più belli?
Le piccole cose. (Anton Vanligt)
La tua nostalgia è un mare che puoi navigare,
la tua nostalgia è un terreno su cui puoi camminare,
perchè te ne stai allora inerte e scorata
fissando il vuoto?
Verrà un mattino con un orizzonte più rosso
di tutti gli altri,
verrà un vento a porgerti la mano:
mettiti in cammino!
(Edith Irene Sodergran)
Due strade divergevano in un bosco d’autunno e spiacente di non poterle percorrere entrambe, essendo uno solo, mi fermai a lungo e guardai, per quanto possibile, in fondo alla prima, verso dove svoltava, in mezzo agli arbusti. Poi presi l’altra, anch’essa discreta, forse con pretese migliori, perchè era erbosa e meno segnata sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade. Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che nessun passo aveva annerito.
Tenni la prima per un altro giorno, anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada, dubitai di poter mai tornare indietro. Racconterò questo con un sospiro. Tra anni e anni due strade divergevano in un bosco e io, io presi la meno battuta. Questo ha fatto la differenza.
(Robert Frost)
La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno.
(Vaclav Havel)
Se andiamo a scavare, ci accorgiamo in fondo che oltre la logica del fallimento non c’è che la perseveranza: quando gli orizzonti sono chiusi, i muri da abbattere sono alti, la lotta impone la perseveranza.
Nella perseveranza ancora una volta misuriamo noi stessi: se siamo pazienti, se siamo tenaci, di buon carattere e temperanti. E’ nella perseveranza che possono emergere le nostre migliori qualità.
Più spesso la nevrosi quotidiana ci allontana da queste virtù: corriamo, dobbiamo realizzare tutto e subito, non abbiamo tempo per perseverare.
Sembra che l’orologio del tempo vada all’impazzata, poi quel che conta non è essere, ma apparire.
Invece nella perseveranza viene affrontato e superato quel momentaneo dolore e sacrificio che emergono di più e che non ci fanno apparire affascinanti e sempre sulla cresta dell’onda.
Questa doppia faccia della medaglia non ci piace, ci sta troppo stretta, così la rigettiamo da noi stessi.
La perseveranza, dunque, non è la lotta contro il tempo, ma l’attenzione ai dettagli delle cose da cogliere per il buon fine e, siccome abbiamo perso il vero senso estetico della vita, perseverare non piace mai a nessuno.
Invece il vero coraggio nella vita è proprio questo: sperare contro ogni speranza…
(da Il tesoro nel campo. R. Manasse A.De Simone)
Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita,
una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita
cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.
(Oriana Fallaci)
Più forte dellle tenebre, la speranza. La speranza di coloro che vogliono amare, con opere vere. La speranza, non l’illusione. La speranza che traspare al di là della disillusione, per l’anima che ama, donata senza ripensamenti, senza riserva, completamente coinvolta, con tutta la volontà per quanto sia possibile alla debolezza sempre malsicura di un essere umano. La speranza delle prefigurazioni, a partire dalla terra e dal tempo. La speranza delle realizzazioni portate a termine alla perfezione nell’eternità. La speranza, quella strana gioia e pace che esiste al di là delle profondità da cui scaturiscono le lacrime. La speranza, quella certezza che resta in piedi, solitaria quando tutto ha vacillato, quel germoglio radicato nelle profondità in cui non può penetrare la morte dei corpi nè il tormento più crudele: le sensibilità straziate. La speranza che a volte, improvvisamente, come un’unica stella, brilla un’istante nella notte più fonda, sorriso che si insinua nell’anima attraverso le fessure delle nubi più scure, luce piccolissima appena intravista, sufficiente a che sia distrutto l’inganno tumultuoso delle nubi che vorrebbero far credere che la notte non ha più stelle, che la notte non sarà mai più vinta dal mattino. La speranza che è un tutt’uno con la vita di chiunque abbia, una volta per tutte, voluto prendere una posizione nella scelta essenziale, aggirando la trappola dell’idolatria di se stesso, scegliendo l’adorazione d’amore, rifiutando la propria gioia al di fuori della ricerca e del servizio della gioia di tutti. La speranza, quella speranza, che è invincibile, che è già vittoria per ognuno in cui sia nata, qualsiasi siano i tormenti che l’opprimono e che lo opprimeranno sempre.
(Abbé Pierre)
Se la tristezza è troppa
e non ti permette di trovare
sollievo in niente, alza la
testa e guarda il cielo.
Vedrai che tra poco sentirai
il tuo cuore sorridere
e lasciarsi toccare da un
reciproco sentimento di
affetto e stima tra te e le
stelle che illuminano le tue
notti e danno un senso più
realistico ai tuoi sogni.
(Jean-Paul Malfatti)
Che il sole ti porti nuova energia durante il giorno,
che la luna dolcemente ti rigeneri di notte,
che la pioggia ti lavi via le preoccupazioni,
che il vento soffi nuova forza nel tuo essere,
che tu possa camminare per il mondo e conoscere
la sua bellezza tutti i giorni della tua Vita.
(Benedizione dei nativi americani Apache)
Si scopre che la vita non è solo spingere,
nè un gioco di fallaci illusioni.
Non bisogna perdersi entrando
in una porta girevole,
ma diffidare di tutti i rilessi,
e non credere a qualcosa solo perchè
l’immagine sembra vera.
Occorre trovare il punto preciso
dove caso e destino sono la stessa cosa,
il momento esatto in cui la porta
girevole ti offre l’uscita.
(Amalia Bautista)
Per lo più conduciamo una vita inautentica e teniamo nascosta la nostra vera natura, ci sentiamo stranieri in una terra ignota, turbati e confusi, ben lontani, da come dovremmo essere. Perché non siamo coscienti di cosa ci manca veramente, coltiviamo la patetica speranza che il nostro vuoto possa essere colmato da un lavoro migliore, da un’ auto più prestigiosa o dalla persona giusta da amare. La dolorosa inquietudine che avvertiamo nasce dall’aver trascurato l’anima, che stiamo ardentemente cercando senza nemmeno esserne consapevoli, perché è l’elemento mancante che ci renderebbe completi e darebbe senso alla nostra vita. Forse possiamo trovarla solo quando tutto il resto fallisce. Aspettiamo con ansia un miracolo che ci riporti alla nostra vera natura, avvertiamo confusamente che deve pur esistere una possibilità di ritrovarla, altrimenti il nostro stesso desiderio sarebbe inspiegabile. Sentiamo in noi la presenza di qualcosa che spesso proiettiamo all’esterno, ma non è fuori che possiamo trovare ciò che ha a che fare con la ricerca di noi stessi.
(Albert Kreiheder)
Era semplicemente il fiume. Improvvisamente mi colpì il pensiero che era proprio come la vita, quel fiume. Tu ci navighi semplicemente sopra e, se arriva una pioggia forte, un’inondazione o qualcosa del genere e una parte viene spazzata via, col tempo tutto torna al suo posto. Be’, magari con qualcosa di diverso, ma in sostanza resta lo stesso. Il fiume non cambia, ma la gente su quel fiume sì.
(Joe R. Lansdale)
Riflessione
La vita porta tumulti e rivoluzioni, ma poi tutto si ricompone, come in un caleidoscopio, cambiano le immagini che vediamo, ma la sostanza, cioè i vetrini colorati allo specchio, non cambia, né per numero né per dimensione.
La vita porta novità a chi le vuole vedere, ma tutto cambia in apparenza, pur nell’immobilità di leggi fissate dal destino.
Dopo la “guerra”, tutto torna sereno (tutto è in divenire)…. Per chi cerca qualcosa che sente , qualcosa in cui crede, qualcosa di cui solo lui conosce l’esistenza, qualcosa che non si può comprare e neppure trattenere, ma solo sperare, a nulla serve la polemica, occorre soltanto vivere e lasciare che l’acqua scorra, se sarà destino, l’acqua porterà ciò per cui egli ha creduto di poter spendere la propria vita. Se l’attesa risulterà vana ? Pazienza ……….. tutto scorre, anche le nostre vite, come la luna ed il sole che si possono “incontrare” solo durante le eclissi e per pochi secondi, ma si amano dall’inizio dei secoli e per l’eternità, è il loro destino.
In questo mondo che appare così poco umano, nonostante tutto quello che ascoltiamo tutti i giorni, esiste ancora l’amore altruistico … ritengo perciò di pubblicare questo articolo di cronaca per non dimenticare…. e sperare che certi fatti non abbiano più a ripetersi.
Articolo pubblicato da Massimo Gramellini su La Stampa 11.5.2013
Ci sono ancora
“Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. Adesso tutti starete pensando che mamma e papà non si sono comportati bene: in effetti mi hanno lasciato solo, sotto un cavalcavia, con indosso pochi stracci e senza un biberon nei paraggi. Ma io non mi permetto di giudicarli. Certo è che noi neonati siamo indifesi: ci buttano dai ponti, ci fanno esplodere sotto le bombe, ci vendono per pochi soldi. Siamo carne da telegiornale. Prima di chiudere gli occhi, mi sono raggomitolato tra i rifiuti per cercare conforto e ho pensato: ma è davvero così brutto questo mondo che sto già per lasciare?
Poi mi sono sentito sollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo ho visto che la bellezza c’è ancora. C’è bellezza nel camionista che mi ha trovato e nell’ispettore che mi ha messo questo nome meraviglioso: è importante avere un nome, significa che sei esistito davvero. C’è bellezza nei poliziotti che per il mio funerale hanno fatto una colletta a cui si sono uniti tutti, dai pompieri alle guardie forestali. E c’è, la bellezza, nella ditta di pompe funebri che ha detto «per il funerale non vogliamo un euro», così i soldi sono andati ai volontari che in ospedale aiutano i bimbi malati. Dove sono nato io, metteranno addirittura una targa. Allora non sono nato invano. Mi chiamo Gabriele Francesco, e ci sono ancora.
(Liberamente tratto dal testo inviatomi ieri, giorno del funerale di Gabriele Francesco, da un lettore di Novara che ha chiesto di restare anonimo). “
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“La vita dell’uomo – ci ricorda Giovanni Paolo II nella sua enciclica sulla vita – proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico signore: l’uomo non può disporne. Dio stesso lo ribadisce a Noè dopo il diluvio: «Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello».
Pierangelo Sapegno – La stampa del 18.5.2013
Sepolto in una tomba di famiglia il bimbo abbandonato a Novara
Adesso che il vento sta portando via le nuvole, le ortensie e le rose hanno un fremito, quasi un inchino, sotto il suo nome: «Gabriele Francesco. 11 aprile 2013». Un giorno solo, per la pietà degli uomini. Gli hanno trovato un bel posto, in una tomba di famiglia – lui che non l’ha mai avuta -, accanto alla statua di una Madonna.
Una Madonna che guarda lontano, tutte quelle cose che lui non ha mai potuto vedere. Gli hanno trovato un posto pulito, con i fiori e le pietre di marmo, lui che era stato abbandonato tra i topi e gli escrementi, accanto a dei nomi così importanti, sotto «Tarantola Santino, 1921-2007», un grande impresario che era stato anche il presidente del Novara calcio, e di fianco a tutti i suoi parenti di famiglia, e a tutte quelle croci del Signore, di Enrico, Francesco, Barbara, Angelo, Modesta, Cesare, e gli hanno incorniciato anche una bella targa bianca. Vedi, gli stanno dicendo, di qua dalla vita, nessuno ti abbandona, perché siamo come in quella poesia di Totò: «Nuie simme serie. Appartenimmo a’ morte».
Però, nella vita, in questa strana vita che ha sofferto per un giorno solo, prima di essere trovato morto sulla provinciale 299 in località Agognate, sotto il cavalcavia dell’A4 vicino al casello di Novara Ovest, ha trovato un padre e una madre che l’hanno adottato e che neanche si conoscono fra di loro, e ha trovato una città intera che l’ha accolto come un figlio. Così Gabriele Francesco, il bimbo abbandonato fra i rifiuti di una discarica, ha avuto una signora che ha pianto e si è impietosita come facciamo noi ogni tanto per i morti, prima di aprirgli la tomba di famiglia. Claudio Tarantola, 45 anni, lo racconta con fatica: «È stata mia sorella Paola. Il giorno dopo mi ha chiamato piangendo: “Sai cos’è successo?”. Ho pensato subito a nostro padre: “No, quel neonato. Dobbiamo fare qualcosa per lui, deve avere una degna sepoltura, non voglio che finisca nel campo dei bambini”. Siamo stati subito tutti d’accordo. È stato un gesto fatto con il cuore». L’hanno messo nella tomba di famiglia, proprio sotto il patriarca, Santino. «Fino al funerale abbiamo pregato di mantenere massima discrezione. Dopo uno dei poliziotti che l’hanno trovato è venuto a conoscermi e mi ha detto: tanta gente ci chiama per sapere dov’è sepolto per portargli un fiore. Possiamo dirlo? Va bene, ho detto. Adesso sulla lapide metteremo una frase. La sceglieranno quegli agenti che hanno fatto tanto per lui».
Perché il padre che l’ha adottato è un ragazzo di occhi buoni, l’ispettore della Scientifica R. I., che ha raccontato emozionato al questore Giovanni Sarlo la sua storia di uomo che ha visto quel bambino nudo e sanguinante e che quando l’ha nascosto pietosamente con una coperta ha pensato a suo figlio e non è riuscito più a staccarsi. «È venuto da me», fa Sarlo. «Dottore, possiamo fare qualcosa? Certo, gli ho detto. Così, è partita una colletta e daremo quei soldi alla clinica pediatrica del Maggiore. Li stanno ancora raccogliendo. Il progetto si chiama Cameretta Mia: faranno una camera con il suo nome, a due letti, per tutti i bambini malati. Un bambino per altri bambini». Perché è strano, ma la vita di Gabriele Francesco è cominciata solo dopo, nel regno dei morti. E adesso, in quel posto di erba sporca, di stracci e pezze nere, che è l’unica cosa del mondo che ha potuto vedere, in quel campo rovesciato di topi e cornacchie, al di là del fossato ricolmo di rifiuti, anche qui metteranno un’altra lapide. Ci racconteranno solo una parte delle cose che conserva questa storia: «Gabriele Francesco. Bimbo per un giorno. Angelo per sempre».
Il resto sta nella tristezza della vita, in quel giorno…….
Tieni sempre presente che la pelle ha le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni , però ciò che è importante non cambia ; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. Dietro ogni successo c’è un’altra delusione. Fino a quando sei vivo sentiti vivo. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite…insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto. Quando, a causa degli anni, non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però non trattenerti mai. (Madre Teresa di Calcutta)
Oggi raccolgo brandelli di cielo,
sorrido al nuovo giorno che si accinge a splendere,
raccolgo le forze come se fossero coralli sulla spiaggia,
e ne faccio tesoro
per l’intera giornata.
Apri le porte al cambiamento e vivi intensamente,
disegna una finestra tra i pensieri più bui
e falla diventare la tua finestra sul cielo interiore.
Che sia un giorno splendido,
uno di quei giorni dove il sole splende,
dentro e fuori di te.
(Stephen Littleword)
“Guardate come crescono i gigli dei campi:” Matteo non scrive come sono belli, ma come crescono i gigli dei campi. Un fiore di serra ha tutto prestabilito: seme, calore, acqua, concime. Ad un fiore di campo il seme lo porta il vento prende acqua e calore quando viene. La differenza è che un fiore di serra prende la vita come qualcosa di dovuto, un fiore di campo come un dono. Essere come i gigli dei campi vuol dire aprirsi alla bellezza del creato, vivere la vita come un miracolo che si ripete. E’ riuscire a dire ogni giorno al tuo compagno di viaggio: “E’ meraviglioso che tu esista.”
(L. Verdi)
Le prove personali mi hanno insegnato il valore di una immeritata sofferenza. Quando le mie sofferenze aumentarono io mi resi subito conto che vi erano due maniere in cui potevo rispondere alla mia situazione: o reagire con risentimento o cercare di trasformare la sofferenza in una forza costruttiva. Decisi di seguire la seconda maniera. Riconoscendo la necessità della sofferenza, avevo cercato di farne una virtù: fosse anche solo per salvarmi dall’amarezza, avevo cercato di vedere le mie prove personali come una occasione per trasfigurare me stesso […] Ho vissuto questi ultimi anni con la convinzione che la sofferenza immeritata è redentiva! Vi sono alcuni che considerano ancora la croce come un ostacolo, altri lo considerano follia, ma io sono convinto, più di quanto lo sia mai stato prima, che essa è la Potenza di Dio per la salvezza sociale e individuale.[…]
Dio negli ultimi anni è stato profondamente reale per me. In mezzo ai pericoli esterni, ho sentito una calma interiore; in mezzo ai giorni desolati e a notti di terrore ho udito una voce interiore che diceva: “Ecco io sarò con te”. Quando le catene della paura e i ceppi delle frustrazioni avevano quasi ridotto all’impotenza i miei sforzi ho sentito la potenza di Dio che trasformava il travaglio della disperazione nella gioia della speranza.
(Martin Luther King)
Quando non c’è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza.
Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali.
Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa.
Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso.
(Shakespeare)
Per incontrare la speranza,
bisogna andare al di là della disperazione.
Quando si va sino alla fine della notte,
si incontra una nuova aurora.
Georges Bernanos
La Fede è quella che tiene duro nei secoli dei secoli.
La Carità è quella che dà se stessa nei secoli.
Ma è la piccola Speranza che si leva tutte le mattine…
La Fede è una cattedrale radicata nel suolo di un paese.
La Carità è un ospedale che raccoglie tutte le miserie del Mondo.
Ma senza la Speranza tutto questo non sarebbe che un cimitero.
(Charles Péguy)
In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese.
La prima si lamentava: “Io sono la pace,
ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere.
E così accadde.
La seconda disse: “io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole:
non mi resta che lasciarmi spegnere.”
E così accadde.
La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare.:
non mi resta che lasciarmi spegnere.”
All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse:” Ho paura del buio.”
Allora la quarta candela disse:” “Non piangere. Io resterò accesa
e ti permetterò di riaccendere con la mia luce
le altre candele: io sono la speranza.”
Parabola ebraica
Giungeva l’inverno. Una neve altissima nascondeva gli altopiani del Nord, la caccia nei parchi era impossibile e il mondo sembrava chiuso e ostile.
Allora il re faceva distendere al suolo un tappeto chiamato “La primavera di Cosroe”. L’orlo era ricamato di smeraldi, il centro rappresentava dei villaggi, dei corsi d’acqua, un giardino, un frutteto e un campo di grano.
Contemplando i disegni, Cosroe cancellava la neve e il freddo, e le gioie della primavera gli sembravano più prossime e confidenziali.
Lasciami compiere il mio lavoro ogni giorno, e se le ore buie della disperazione dovessero sopraffarmi, possa ricordare la forza che mi ha sostenuto in altri momenti.
Liberami dall’amarezza e dalle passioni effimere dei momenti di debolezza. Possa ricordare che la povertà e la ricchezza sono dello spirito.
Anche se il mondo non mi conosce possano i miei pensieri e le miei azioni essere tali da farmi rimanere in pace con me stesso.
Solleva i miei occhi dalla terra e non farmi dimenticare il valore delle stelle.
Dammi degli amici che mi amino per come sono, e conserva sempre accesa davanti ai miei passi incerti la dolce luce della speranza.
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