L’ascolto del cuore nasce dalla finezza dell’anima. Essa quando è raffinata è capace di ascoltare tutte le creature e, per assurdo, anche le cose. Così nella quotidianità e nello scorrere a volte banale del tempo il cuore sa prestare il suo orecchio a ciò che accade attorno ad esso.
E’ il cuore che sa riconoscere negli scricchiolii della casa i turbamenti dei suoi occupanti e le mutazioni avvenute nelle loro vite. Esso sa quando in una casa, pur divenuta deserta c’è ancora vita, perchè la persona che si aggira tra le sue mura ha saputo trasformare quella visibile deserta solitudine in una nuova realtà dove la pienezza non è più fisica, ma è divenuta spirituale, perchè tutte le persone che tra quelle mura hanno ricevuto amore, anche se ora sono altrove hanno comunque lasciato un loro segno…e il “cuore in ascolto” sa trasformare questo segno, forse piccolo e invisibile ai più, in un seme di vita nuova dove i ricordi non sono più cicatrici brucianti, ma teneri germogli, che sapranno dare…fiori di pace e frutti di speranza.
Dentro di noi, anche se circondati da amore, resta sempre uno spazio incolmabile, che nessuno e niente riesce a riempire…
Dicono che è lo spazio di Dio e forse è vero, ma quanta fatica incontrarlo in un mondo dove non lo cerca quasi più nessuno e dove la sua presenza visiva è quasi scomparsa, perché le chiese sono vuote e segni in giro non se ne vedono. Eppure, diceva una donna internata nei campi di concentramento, bisogna continuare a cercarlo anche in fondo al pozzo più buio!
Nella vita di coppia dei nostri giorni si rivive spesso il Triduo Pasquale e si ripercorre, in quasi tutte le sue tappe il cammino di Gesù.
Le coppie odierne iniziano il loro percorso sui passi di Gesù a partire dal Giovedì Santo, appaiono infatti disponibili ad un dialogo di amore, di comprensione, di condivisione, proprio come nell’Ultima Cena, ma questo momento, così “paradisiaco” purtroppo, destinato a spegnersi nella notte del “tradimento”.
Dopo i primi anni di chiarezza e reciprocità inizieranno le prime incomprensioni dovute alle cose non dette, ai piccoli sotterfugi destinati a diventare dei veri e propri “voltafaccia” e come per Gesù, per entrambi i coniugi ci sarà la solitudine, lo scoraggiamento per “i sogni infranti” e l’abbandono.
Alcune coppie si fermano a questo stadio e i loro rapporti che erano di reciproca confidenza diventano di gelida indifferenza.
Altre coppie, purtroppo, proseguono il loro “declino” e rendono le loro reciproche vite: un “Venerdì di Passione”, dove nessun colpo verrà risparmiato e dove il loro iniziale sentimento morirà, in modo molto doloroso.
Sono rari i matrimoni che “risorgono” e si…perdonano!
Sulla maggioranza delle storie matrimoniali cala una “pietra tombale”, che danneggia entrambi i partners e la società intera, composta, in quest’ultimo ventennio di uomini e donne di mezza età soli e sconfitti dalla vita!
Possa tutto ciò avere la sua fine, e possa giungere un “tempo favorevole”, nel quale ci si possa amare, ma anche sopportare e perdonare, per giungere INSIEME al…compimento dell’esistenza!
Nella nostra società la vita non vale più nulla. L’uomo uccide il suo simile con la stessa facilità e leggerezza con la quale posa il dito sull’interruttore della luce per interrompere il flusso di corrente. Ma la vita una volta “spenta” non si può più riaccendere! Così sarebbe meglio pensare sempre alle conseguenze dei nostri atti, perchè uno scatto d’ira può venire pagato caro, molto caro, perchè può portare a togliere dal “mondo” le persone che appena un minuto prima erano la ragione della nostra esistenza e, un minuto dopo, a motivo del nostro orgoglio ferito, vediamo come nemiche.
Dall’infelicità ci separa solo un attimo, e in quell’attimo c’è tutto il senso dell’esistenza, perchè vogliamo essere amati come “dei” e non accettiamo più che vengano messi in risalto i nostri difetti, così nell’attimo in cui la persona amata ci dice, con sincerità, che non siamo così perfetti come ci sembra, la vista si offusca, il cuore si chiude e compiamo gesti che perdono umanità e sono dettati solo dal nostro estremo, ingiustificato amore per noi stessi,…solo per noi! Siamo povera cosa, se solo riuscissimo a capirlo e ad accettarlo gli altri ci amerebbero proprio a motivo della nostra semplicità ed umiltà, perchè ciò che muove il cuore all’amore non è “il bagliore del lampo”, ma è sufficiente “la tremula fiamma di una candela”.
Amare ciò che è semplice è innato in noi, è questa società che ci vuole far credere che merita più amore tutto ciò che appare, abbaglia ma…lascia accecati!
Pensiamo un po’ di più, prendiamoci delle pause, e lasciamoci amare in POVERTA’
Vedere non è guardare, perchè quando vediamo solamente ci lasciamo sfuggire moltissimi particolari. Guardare, a differenza di vedere, richiede molta attenzione, pazienza, tempo… Oggi non guardiamo più, preferiamo sorvolare e i particolari non ci interessano. E’ una forma di difesa, perchè se fissiamo il nostro sguardo su ciò che ci circonda, la sofferenza ci potrebbe travolgere come…un’onda anomala! Abbiamo paura di soffrire e non pensiamo che se ci fermassimo a “guardare” potremmo essere anche travolti dalla gioia, perchè se i nostri occhi incontrassero altri sguardi benevoli in noi cadrebbero tutte le forme di difesa e la serenità tornerebbe ad impadronirsi di noi!
Alziamo dunque lo sguardo!
Puntiamo i nostri occhi negli occhi dei nostri figli, se ne abbiamo; dei nostri genitori, se ancora ci sono accanto; dei nostri colleghi di lavoro, o anche semplicemente dei nostri vicini di casa.
“Guardiamo” il nostro prossimo, senza accontentarci solo di…vederlo e si scioglierà ogni diffidenza! Nell’era tecnologica non fissiamoci solo su uno schermo, non è quella la realtà!!!
Guardiamoci intorno e lasciamoci attirare anche dal più piccolo, insignificante particolare della nostra quotidianità, fosse anche solo la più piccola verde e fragile foglia di basilico che ha il coraggio di germogliare sul nostro balcone privo di sole e di luce!!!
E’ sbagliato rimpiangere il tempo passato e sarebbe meglio poter apprezzare e valorizzare il momento storico nel quale siamo inseriti, ma quando una società perde il rispetto dell’altro viene naturale ritornare con il pensiero, se si ha una certa età, a quando non solo il rispetto esisteva, ma era una caratteristica delle persone perbene che sentivano la necessità di rispettare il loro prossimo, chiunque esso fosse e di manifestarglielo con un tratto fine della buona educazione come il saluto per la strada, il sorriso donato per il puro piacere di dare, il proprio posto sull’autobus, o in una coda a qualche sportello anagrafico….Ma non è più così perché i tratti fini della buona educazione sono stati vinti, soffocati e soppressi dalla diffidenza, sentimento che fa inaridire il cuore e non permette di stringere rapporti di serena fratellanza nemmeno con il vicino di pianerottolo! La diffidenza si insinua tra le persone e le tiene distanti con una forza invisibile, difficile da vincere.
Eppure basterebbe poco per credere ancora nella bontà degli altri, sarebbe sufficiente la semplice parola “mi scusi” in caso di scontro o di incomprensione; sarebbe sufficiente un sorriso di comprensione e di compartecipazione al momento che si sta vivendo…ma la diffidenza, che è sempre in agguato, con il suo gelo si insinua tra i migliori sentimenti e li…congela!!!
E’ troppo importante però provare a ritornare alle “buone maniere”; esse, come i cerchi nell’acqua prodotti da un sasso lanciato dalla riva, si possono propagare e diventare un unico cerchio dentro al quale tornare a costruire una società più serena e…rilassante!….
Il senso di una vita non è dato dalla strada che si intraprende, ma dai passi che, nella strada intrapresa si compiono! E la strada è la stessa vita, perchè ogni singola esistenza ha un significato unico e irriproducibile. Ma per avere una vita ricca di senso e non priva di esso è necessario, innanzitutto, compiere dei passi verso noi stessi: passi di accettazione del luogo in cui veniamo al mondo, fosse anche il più arido deserto, o il ghiacciaio più inaccessibile e in questo posto iniziare ad apprezzare tutto ciò che esso racchiude, rifiutandoci di denigrarlo, deprezzarlo, criticarlo, inoltre oltre al posto in cui ci troviamo dobbiamo accettare ed amare coloro che ci vengono donati come nucleo famigliare e sapere che è la migliore famiglia possibile, e che in nessun’altra avremmo potuto realizzare un progetto di vita migliore. Ma il passo più importante va compiuto verso noi stessi abbracciandoci e rincuorandoci così da iniziare a perdonarci tutti i piccoli errori compiuti dal primo giorno della nostra esistenza fino al momento che stiamo vivendo! Certo è inevitabile fare scelte sbagliate: amare persone che non meritano, intraprendere lavori privi di soddisfazione, andare per strade che non portano da nessuna parte, ma se non facciamo passi di pace verso noi stessi non riusciremo mai a vivere una vita di qualità, perchè ci lasceremo imprigionare dal vittimismo, pensando che tutto dipenda dagli altri e dalla nostra cattiva stella.
Non esistono cattive stelle, non esistono vite sbagliate. È l’atteggiamento che rende una vita buona e accettabile, perché è il cuore che dà impulso ad ogni vita e se il cuore è sano anche la vita prenderà un corso sano, perchè tutto quello che ci capiterà noi lo guarderemo con occhi di Misericordia e se faremo così l’accettazione diventerà semplice e inizieremo a vivere senza portare un peso superiore alle nostre forze, ma facendo dei passi mirati verso un traguardo che non sappiamo nemmeno quale possa essere, ma che sicuramente non ci allontanerà da noi stessi, ma anzi, ci riporterà al centro della nostra anima e renderà tutto più facile, anche mentre abitiamo nel deserto o stiamo avanzando verso un ghiacciaio perenne.
La nostra esistenza è una somma di anni e questi anni sono un complesso di giorni,nei quali sono racchiusi milioni di attimi: non tutti pregnanti…anche per colpa nostra, che li gettiamo via, perchè gli attimi ci sembrano fatti di niente, invece, in ognuno di essi, è nascosto il segreto della felicità!
E’ infatti in un attimo che si decide come esistere, per chi esistere e non tanto per cosa…ed è in un attimo che scegliamo se “accendere” una vita o “spegnerla”, ed è ancora in un solo, piccolo, insignificante attimo che per gli altri diventiamo un’oasi di pace o un arido deserto, perchè ci poniamo nei loro confronti come oasi o come fardello.
Fermiamoci e pensiamo che è meglio rendere i nostri attimi unici, scegliendo di diventare, per chi si affianca a noi, seminatori di speranza.
Ogni nostro giorno, allora, non sarà più una somma di momenti tutti uguali, ma verrà trasformato da “quell’attimo” nel quale ci saremo trasformati in piacevoli compagni di quel viaggio che è la vita: dono unico, irripetibile e al quale non è giusto rinunciare solo perchè… per “un attimo”….abbiamo pensato, o abbiamo fatto pensare che… non ne valesse la pena…
Quando Gesù nel Vangelo dice: “Ama il prossimo come te stesso”, sa bene cosa sta dicendo! Il primo amore e la prima comprensione la dobbiamo dare a noi stessi, perchè solo dopo che ci saremo rafforzati potremo essere d’aiuto al prossimo. E per amarci intendo “costruirci” una interiorità forte, perseverante, restistente a qualsiasi tempesta. La vita è per tutti una compagna volubile, perchè mentre sembra che stia per elargire felicità a piene mani, in realtà ha in serbo per ognuno di noi montagne di amarezza e difficoltà. Proprio perchè è così instabile, a mio parere, bisogna saperla capire e a volte anche prevenire, mentre forse sta sferrando uno dei suoi attacchi “mortali” . Dico ciò, perchè la tentazione di lasciarsi andare è sempre lì in agguato, ed è facile da cogliere, mentre il desiderio di combattere, di resistere, di vincere è, molte volte, nascosto in un angolo in fondo al cuore e bisogna andarlo a cercare con l’aiuto di una luce: la fede in Dio, che non ci abbandona, e la fede in noi stessi.
Noi che sappiamo che ogni attimo di serenità costa un diluvio di problemi….
Occorre essere forti, capaci di resistere a qualsiasi vento sfavorevole, anche se veniamo colti dallo scoraggiamento e ci sembra che quanto stiamo facendo sia vano e non serva a cambiare niente di quanto ci sta attorno, con fiducia dobbiamo vivere una vita “fedele alle piccole cose” di ogni giorno…
Sento di poter paragonare la mia vita a quella di una montagna. In montagna ci sono vari paesaggi e ciò dipende dalle diverse altezze così ora mi sembra di avere fatto tanta strada così da lasciare ai piedi della stessa tutto quanto. Non è facile esplicitare il mio pensiero, ma il senso è che prima ero piena di vegetazione ed ora, che sono quasi in cime, sono arida e brulla solo con qualche stella alpina che sono però le più preziose.
Veniamo al mondo come un infinitesimale “chicco di riso” e se approdiamo in una terra fertile lì ci impiantiamo, desiderosi di germogliare, crescere, portare frutto, e il riso è un buon prodotto, umile, senza pretesa, può nutrire molti e può rendersi molto utile sulla Terra che viene ad abitare. Nel corso della maturazione molti avvenimenti possono renderlo inservibile, oppure ricco di chicchi e fecondo, così da poter dare da mangiare ad una moltitudine infinita.
Da questa Terra poi qualche stelo viene colto senza troppi riguardi, qualche altro viene strappato via con noncuranza, alcuni sono destinati a marcire fino a che lo stelo si trova ripiegato sul terreno senza più nessuna forza vitale! E’ un mistero questo viaggio che riceviamo in sorte, e ci riesce così difficile capire cosa attende noi, cioè cosa produrrà il chicco che abbiamo ricevuto in sorte, così immaginiamoci quanto è difficile capire che sorte toccherà agli altri! Mentre si conclude il nostro percorso possiamo meditare su cosa fare della nostra “pianticella”, e decidere che qualsiasi cosa ci capiti, lungo il percorso di maturazione, noi non rinunceremo a tentare di farla “crescere”, “arrivare a maturazione”, “renderla capace di molti chicchi di riso”; se altri decideranno per noi ci adatteremo, ma per quanto ci riguarda faremo di tutto per essere un “piccolo chicco di riso” capace di “alimentare…tutta l’Umanità!
Possa ogni passo esserti lieve,
ogni azione leggera,
ogni sorriso spontaneo,
ogni parola soave.
Possa il tuo bene diventare maturo, vero e grande, così da divenire capace di essere libero, di continuare ad espandersi come fa un lago, che quando tracima si impossessa di tutti gli spazi intorno a sè.
Possa tu ritrovare la rotta verso un futuro appagante e riposante dove ogni giorno non sia una “scalata”, ma una camminata, non certamente priva della sua fatica, ma dove il passo è deciso, certo e franco.
Possa tu voler bene, senza un vero perché, perché il bene non pone domande e se lo facesse non troverebbe le risposte che cerca, ma solo il cuore, l’anima e il volto della persona amata.
Crediamo di fare o disfare , di trattenere o lasciare, ma in realtà il destino non è un nostro disegno. Sarà quel che sarà e che ne sarà di noi non ci è dato sapere. I sentimenti restano solo nei cuori di chi li coltiva, l’amore abita solo dove vuole. L’amore arriva , colpisce, dimora , a volte uccide, a volte esalta, ma sempre si impossessa della nostra anima.
Ripetere le numerose frasi scritte e dette sull’amore oppure inventarne di nuove per esprimere quanto non è esprimibile, immenso e sinceramente “incontenibile per un cuore solo”, serve soltanto a comprendere che tutto ciò potrà essere contenuto solo da “due cuori”…
Dove sono andati tutti i miei giorni? Ho camminato sulle strade della vita e ho avuto accanto viaggiatori di tutte le età e di sesso diverso, ho raccontato storie per tenere loro compagnia, ho cercato di alimentare in ognuno la fiamma della fede, la luce della speranza, il fiore dell’amicizia, … Ora sono sola su un sentiero che non conosco verso una meta che ancora non so quale sarà. Dove sono andati i miei giorni e i miei compagni di viaggio? Ora che sono io che ho bisogno della luce della fede devo camminare al buio, perchè si sono portati via la mia fiaccola e hanno loro il mio fiore. Ho la tentazione di fermarmi su qualche ceppo all’angolo del sentiero che sto percorrendo, ma ho paura di non avere poi più la forza di ripartire e nutro ancora un po’ di speranza di rincontrare qualche compagno di viaggio e di percorrere con lui l’ultimo tratto del cammino. E’ l’età che non mi fa più vedere oltre questa strada polverosa? Sono gli ideali infranti? Sono le attese deluse? Temo che tutta la fatica profusa in questi anni sia stata vana. Non mi voglio arrendere però e, sottovoce, mi canto una nenia consolatoria, assomiglia ad una ninna nanna, ma in realtà è soltanto la frase che mi ha spinto ad iniziare il cammino sulla strada nella quale ancora oggi sto camminando. L’ha detta un uomo di nome Gesù, anche Lui spesso solo ed incompreso: “Non temere io sono con te tutti i giorni della tua vita”. Ripeto la nenia e cammino…forse non sono lontano da dove si trova Lui e…tutti gli altri.
Giobbe nel momento della sofferenza viene abbandonato da tutto e da tutti, come noi anche lui aveva degli amici e prova a manifestare a loro la sua angoscia e il suo dolore per le prove che deve sopportare, ma nessuno di loro riesce a capire quanto grande sia la sofferenza che sta provando Giobbe e tutti sanno, dapprima, solo tacere e successivamente cercare in Giobbe la causa dei suoi mali. A Giobbe non resta proprio più nulla, dopo aver perso tutto ciò che lo aveva reso felice perde anche gli amici che non capiscono, nell’unica volta in cui dovrebbero farlo, il momento del “buio”, il momento della prova!
Egli è comunque un uomo forte e non si perde d’animo, cerca di restare lucido e di trovare lui stesso un senso a tutto quello che gli va capitando; capisce che il dolore fa parte della vita e da quel momento il giudizio degli altri non lo tocca più; invece di ricorrere agli uomini ricorre a Dio, gli chiede aiuto, lo supplica di fargli superare le prove, la sofferenza a cui è sottoposto, senza perdere la Fede.
Dio lo ascolta! Prima di metterlo alla prova sapeva che Giobbe era un uomo giusto; dopo la prova lo stima come un uomo forte.
Giobbe non vuole la compassione di nessuno…vorrebbe l’amore…ma il suo cuore, come quello di tutti, è troppo immenso per essere ricolmato dall’amore delle sole creature. Così raduna le sue forze e punta solo su se stesso e su Dio verso il quale alza gli occhi e protende le mani….
E’ con Dio nel cuore che Giobbe ricostruirà la sua esistenza un “mattone dopo l’altro” e la sua nuova casa sarà più stabile e solida di prima, perchè quando l’anima è passata attraverso il “fuoco della sofferenza” diviene cenere…La cenere è il miglior materiale di costruzione: non può più bruciare!
Tutti noi siamo un po’ dei Giobbe…anche se non soggetti alle sue grandi prove, come lui dobbiamo credere in Dio e in noi stessi e..RICOMINCIARE SEMPRE!
Ognuno di noi ha un attimo nel cuore …
Spesso è solo un attimo e … il momento è già passato ………… Se la vita stessa finisse in quel momento, l’attimo sublime verrebbe consegnato all’eternità, invece la vita continua e conduce su strade differenti dimenticando le promesse, i giuramenti d’amore che vengono fatti. Quell’attimo vive in noi e nessuno ce lo ruberà mai. Fermiamo il tempo? No! Ma da quell’attimo non ci separiamo mai. L’attimo si coglie, dopo colto lo si conserva e in ogni momento si potrà visitare ed assaporare quell’estasi che ci è appartenuta.
Nella nostra mente spesso i pensieri si accavallano, si rincorrono, si…attorcigliano ed è perché la frenesia e il ritmo sostenuto della vita quotidiana ci lasciano poco spazio per la riflessione, la meditazione e il ritorno in noi stessi, ma se solo potessimo, come fa la macchina fotografica che con uno “scatto” ferma un’immagine per sempre, fotografare i nostri pensieri resteremmo meravigliati, noi per primi, per i miracoli che è in grado di compiere la nostra mente. Essa ci stupisce perché in quell’intreccio di preoccupazioni, di impegni, di affanni riesce, comunque, a fermarsi a contemplare la prima luce del mattino, che filtra dalle persiane accostate, ad osservare i colori del cielo, che passano dal blu cobalto all’azzurro, mentre il giorno avanza; ad assaporare e a gustare l’aroma del primo caffè; a dedicare un’occhiata affettuosa al tenero bocciolo di geranio, che nel suo vaso sul terrazzo della nostra casa … si affaccia alla vita!
L’amore può essere paragonato ad un boomerang, strumento australiano concepito e costruito in modo che possa tornare tra le mani di chi lo lancia.
Come il boomerang l’amore non ha una traiettoria lineare, ma prima di tornare tra le mani del lanciatore compie varie ed elaborate evoluzioni e, solo quando le ha completate, ritorna al punto di partenza. Così “il boomerang dell’amore” : va impugnato dalla parte giusta, perché se è impugnato male oltre a non partire può colpire malamente il lanciatore e ciò accade quando se ne fa un assoluto possesso personale; va tenuto con sicurezza, certi che è “amore” e che impugnarlo ha un vero e profondo senso; a quel punto, carichi di certezze ed aspettative, va lanciato con forza, lontano, molto lontano, il più distante possibile perché possa arrivare ad abbracciare tutto: monti, mari colline… e tutti: giovani, donne, uomini …e solo se gli verrà data la capacità di compiere il suo “libero” percorso tornerà tra le mani del lanciatore, e non importa quanto tempo occorrerà per vederlo tornare, perché quando sarà giunto il momento, il suo ritorno sarà un grande avvenimento, in quanto non sarà più lo strumento iniziale, ma sarà un nuovo oggetto: carico di “vita e di storia”. A quel punto andrà afferrato con forza e tenuto stretto per conoscere, in profondità, il viaggio che ha compiuto, e gli incontri che ha fatto. Il suo percorso, che non sarà stato sicuramente semplice, e gli incontri, che non saranno stati tutti favorevoli, renderanno “ricco” il lanciatore, che capendo quanto questo “strumento”, dopo il viaggio compiuto, vale non vorrà più tenerlo solo per sé, ma sarà pronto ad esercitarsi in mille e mille lanci, per far arrivare il suo “boomerang” il più lontano possibile, perché il numero più grande possibile di persone possa giungere a conoscere il dono grande ed inestimabile che è…l’AMORE.
Dobbiamo imparare ad amarci, a stimarci, a non svenderci, in ciascuno di noi c’è il “disegno di Dio”, la sua impronta e noi dobbiamo fare come gli archeologi che quando trovano un reperto prezioso, lo recuperano dal terreno, lo “stimano”, lo ripuliscono e dato che vale, lo riportano alla luce e gli danno un posto d’onore in qualche museo. Così dobbiamo agire noi con la nostra persona e consegnare la nostra anima, il nostro cuore, gli spazi nostri più segreti a chi davvero merita “il dono di noi stessi”. Se impariamo a guardarci con occhi “positivi” lo stesso mondo che ci circonda ci apparirà diverso, e non avremo bisogno di andare a mendicare in giro: comprensione, accettazione, fiducia! Anzi riusciremo ad essere per gli altri un fonte di ottimismo e di amore, perché verranno da noi per imparare a guardare la realtà circostante con uno sguardo diverso. Dobbiamo cessare di restare ostaggi di noi stessi, dobbiamo cessare di denigrarci, dobbiamo cessare di non sapere quanto valiamo e di andare da nostri “vicini” per chiedere “chi siamo e a cosa serviamo”.
L’amore, la fiducia, la stima “mendicati” sono come il cibo che non nutre, sul momento sembrano dare forza, ma poi si sgonfiano, svaniscono, e noi restiamo di nuovo soli e con tutte le iniziali perplessità sulla nostra persona.
Dio ha su di noi, sicuramente, un progetto di bene: guardiamoci allo specchio e diciamo: “Porta a compimento la Tua opera e rendimi ciò per cui mi hai creato: un anima per lodarti, un cuore per amare!”
L’amore è paragonabile ad una moneta “d’oro” che viene scambiata tra le persone che si amano.
Quando la moneta viene donata è lucida e splendente, poi nelle mani di chi la riceve si opacizza, si consuma non appare più così “abbagliante” perchè anche l’oro se non è strofinato perde la sua lucentezza!
Quella stessa moneta può, nel corso del tempo, cadere nella polvere, rimanere dimenticata al fondo di una borsa, ma è oro e non cessa di essere tale nemmeno se viene “calpestata”.
L’oro, metallo tra i più preziosi, conserva sempre il suo valore…come l’amore, che può essere lontano nel tempo o nello spazio, ma non cessa di essere AMORE, non cessa di riscaldare le nostre vite e se viene ritrovato in fondo al cuore (come la moneta in fondo alla borsa) basta …”strofinarlo con un po’ di vigore” e tornerà a brillare e ad illuminarci!
Il compromesso non permette alla vita di fiorire e ciò perchè scendiamo a patti con le situazioni e “affoghiamo” negli eventi; vaghiamo accontentandoci, troppo spesso, di relazioni che sono soltanto terreni aridi, e facciamo ciò pur di non rimanere soli.
Accettare rapporti sbagliati non rende meno buia “la notte del nostro cuore”, e la solitudine non è una cattiva compagna, al contrario, essa ci può aiutare a rientrare in noi stessi, e a capire che “mendicare amore” è svilente, e ci fa sentire più soli di prima.
E’ necessario, invece, tornare a puntare alla “bellezza dell’amore”, che ha un suo tempo ed un suo ritmo, e non nasce, e non cresce nella fretta, ma ha bisogno di pazienza per “germogliare”.
“La bellezza dell’amore” può trovare un buon terreno solo nelle persone che non scendono a compromessi, e sanno aspettare, anche da “sole”, che giunga la persona giusta per intraprendere “un cammino di vita insieme”.
L’amore: una parola che racchiude un mondo…una parola troppo difficile per dire cosa veramente accade tra le persone! Essa va innanzitutto applicata a noi. Dobbiamo ripeterci ogni momento del giorno io sono meritevole d’amore, ma se non mi può giungere dai miei simili, accetto che mi venga donato da ciò che mi circonda. Così vado sulla riva del mare e mi dico che mi ama nel suo perenne movimento; alzo gli occhi al cielo e in quell’azzurro ci leggo un amore solo per me e ringrazio per la sua limpidezza e se ho la possibilità di salire in collina guardo tutto ciò che mi circonda e godo per il verde dei prati e degli alberi, per il giallo dei fiori, e per tutte le sfumature che posso osservare mentre mi trovo sopra ad un prato.
La natura ama la mia anima! E’ un dono di Dio che mi ama! I miei simili, il mio prossimo, li devo amare io, perché se aspetto che l’amore venga a me sicuramente resterò delusa, perché nessuno è in grado di darmi ciò che cerco se non Dio.
… … ricevo questo “foglio bianco” che è la vita, la mia vita di oggi con molta circospezione, umiltà, gratitudine.
Nel momento stesso che ho aperto gli occhi il mio pensiero è andato a tutte le esistenze che nella notte appena superata si sono “bruciate”: nei locali, sulle strade, nelle case… dove forse ha vinto la solitudine e la disperazione sulla forza necessaria a chiedere un aiuto, anche piccolo , al “condomino” più antipatico ed ostile, o piuttosto ad uno “sconosciuto passante” !
Così ho aperto le finestre della camera, ho osservato il cielo, che oggi non è azzurro, e ho ringraziato per la possibilità ricevuta di ricominciare la mia opera quotidiana e cioè di lavorare, impegnarmi e …”donarmi”!
In questo giorno forse tutto non andrà per il verso giusto, ma che importa?
Ogni scontro, vicissitudine, incomprensione, se ne saprò fare buon uso, non mi lascerà come prima e farà di me, certamente, una persona migliore, …sperando di essere per il mio prossimo una “gradevole compagnia” sulla strada della vita!
… le amarezze rafforzano, ma le amarezze distruggono a volte la nostra parte più sensibile, coprendola di corazze inutili, corazze che fanno somigliare il cuore ad una tartaruga, ma dentro siamo fragili come cristalli di Boemia e basta un sapore perduto o ritrovato, per annientarci. Io ho imparato a soffrire, mi guardo e sorrido, perché solo sorridendo copro l’angosciante desiderio di un destino diverso.
Dice Gesù: “Tutto quello che chiedete nella preghiera abbiate fiducia di averlo ottenuto e vi accadrà!”
Io chiedo che mi venga data questa fede, mentre chiedo persone che possano stare al mio fianco e a quello di ognuno di noi in grado di comprendere la nostra vita,i nostri desideri di pace, di sostegno, di forza.
Ci lasciamo prendere dallo sconforto molte volte al giorno e questa fede che chiede Gesù spesso non riusciamo ad averla.
Abbiate fede, dice….non è così facile e così scontato e mentre chiediamo il tempo passa!
Occorre capire gli altri con il cuore, cosa intendono al di là delle parole…
Bisogna avere fede e rafforzare la nostra convinzione che ce la faremo e…ricominciare a pregare CREDENDO in un buon risultato.
Cerchiamo di “risorgere sempre dalle nostre ceneri”, come la fenice!
… oggi è già domani…è già passato e con esso tutto quanto poteva procurare “dolore”; domani contiene sia ieri che oggi e questo suo contenuto ce lo rende caro, perché non c’è stato nemmeno un attimo dei nostri ieri che non valesse la pena di essere vissuto, anche se contenitori di dolore, e non credo in un domani…senza promesse!
Quanto è grande un cuore?
Quanto basta, quando non basta più si aggiunga l’universo intorno, perché ogni cosa mi conduce ad amare, se io amo. Io la conosco la forza dell’amore e ho cercato l’universo intorno e l’ho anche incontrato e mirato , ma esso è imperscrutabile, immenso, sfuggente, talvolta amico, talvolta crudele, mendace momento di estasi già consumato l’attimo seguente. Un universo fatto di parole piene di te e vuote nel mio cuore vuoto, quando non posso riempirlo . Però l’idea che esisti , la carezza di questa idea, il barlume di un lumicino che non potrà mai spegnersi, mi tiene vivo quanto basta per scrivere.
Ricomincia il giorno tra sprazzi di sole e parecchie nuvole, sembra la nostra vita che ultimamente non riesce a godere di una giornata dove veramente vinca “il sereno”. Non penso che sia un’esperienza solo mia, mi sembra che tutta l’umanità cammini così, non riuscendo a godere di un po’ di “calore”.
Nonostante ciò noi non dobbiamo perdere la speranza e non dobbiamo lasciare spazio al pessimismo, perché se rappresentassimo anche un solo piccolo pezzetto di cielo azzurro, se ci arrendessimo, le nuvole nere avrebbero sicuramente la meglio. Andiamo avanti, lasciamoci per un po’ trasportare dalla corrente. Se fossimo un tronco saremmo sballottati per un po’ a destra e a sinistra delle rive del fiume, ma prima o poi troveremmo una piccola ansa dove incagliarci e lì godere della vegetazione, della quiete, del paesaggio circostante. Se ci abbandoniamo alle acque vorticose, con pazienza e sopportazione, avremo parecchie escoriazioni, ma perlomeno eviteremo la fatica di resistere alla corrente, che quando è contraria ha sempre la meglio!
Quando risorgiamo dal sonno della notte torniamo ad una realtà non sempre piacevole, ma possiamo godere ancora di un giorno in più che forse ci porterà delle novità che non aspettavamo…oggi è quel giorno nuovo nel quale non vogliamo ricordare le tristezze del passato, ma proiettarci verso i “doni” che il futuro ci vorrà fare!
Davanti a noi stanno cose migliori di quelle che ci stanno alle spalle….
non siamo gamberi ed è per questo che dobbiamo guardare davanti, il nostro stesso volto è proteso in avanti, e tutto ciò che accade, nell’ambito di una giornata, resta dietro di noi. Certo possiamo voltarci, e facendolo possiamo vedere la strada percorsa, ma siccome la vita è movimento questa visione dura pochissimo, diventa sfocata, e dobbiamo tornare a guardare dritto davanti a noi. Facciamolo, allora, con fiducia…non viviamo di rimpianti, perché con gli occhi “appannati” dalle lacrime non riusciamo a vedere con chiarezza le opportunità che sono proprio a pochi passi da noi, e che proprio perché non le abbiamo ancora “vissute”, sono migliori del passato, per quanto bello possa essere stato, perchè esso è “logoro”, in quanto è già stato vissuto e consumato!
Uomini, donne, bambini, siamo una umanità che avanza in un deserto con poche oasi e molte “tempeste di sabbia”; è nelle oasi che facciamo gli incontri più interessanti e che fissiamo nei nostri occhi i volti di alcune persone che durante il percorso della vita non dimenticheremo mai, ma è alle tempeste di sabbia che dobbiamo la loro perdita, perchè tutto diventa confuso e nebuloso e improvvisamente ci ritroviamo soli, o accanto a persone che non ci interessano e con le quali dobbiamo camminare lo stesso, perchè magari sono più illuminati di noi, e riescono a non perdere la strada per giungere alla successiva oasi.
Il segreto sta, comunque, nel continuare ad andare, senza pause, senza cedimenti, senza perplessità, solo così possiamo arrivare nell’oasi successiva e incontrare nuovamente la persona che ci aveva così profondamente colpito nella tappa precedente. Molti si fermano spossati e si adagiano sulla sabbia, senza più voglia di muoversi, altri vagano sperduti nella tempesta di sabbia girando continuamente su se stessi, ma quelli che non si arrendono… quelli, continuano a camminare, non si fermano mai, tengono lo sguardo fisso davanti a sé, perché hanno nel cuore un fuoco che non si spegne e quel fuoco li tiene accesi, vivi, seppure prostrati, assetati, sfiniti.
E’ quel fuoco, acceso da quel volto iniziale, che li condurrà appagati all’ultima meta: l’oasi finale, dove il deserto rimarrà solo uno sbiadito ricordo!
Sapere di avere un amico ci fa iniziare ogni giorno con un “canto nel cuore”, ci risvegliamo ai piedi di una sorgente dove la luce del mattino filtra tra le fronde, e lo scrosciare dell’acqua accompagna la “rinascita”, quell’acqua nella quale possiamo rispecchiarci e che restituisce non l’immagine del nostro volto, ma quella del ” sorriso amico”: luminoso, franco, amico, schietto!
Ed è con quest’immagine che comincia il nostro “viaggio nel tempo”, dove incontreremo volti, ascolteremo parole, punteremo i nostri occhi in altri occhi, ritrovando in essi quella luce che è la nostra amicizia: dono di Dio alla nostra vita!
Amicizia che è capace di fare di noi dispensatori di pace, di serenità, di speranza, perché è solo il cuore abitato…il cuore dove è scritto un nome…il cuore dove è impresso un volto…, che può dire ad altri cuori: “Credete, amate, gioite, l’amicizia farà di voi persone nuove, doni di Dio al prossimo.”,
Questo nostro tempo, è abitato da uomini e donne che non sanno più abbracciarsi, ma creano distanze dai loro simili, che non sono solo “muri di pietra”, ma “baluardi interiori di diffidenza” e così vagano in cerca di quell’acqua che sa dissetare, quella sorgente cristallina che si offre solo…”ad anime spoglie e disarmate!”
L’Amore che perdona è un fanciullo “scalzo”, che nella fredda notte vaga per le strade buie, deserte,minacciose!
Egli è inerme e si offre, in tutta la sua debolezza, a chi gli ha mostrato il volto più oscuro della “Vita”, facendogli del male. Con le sue mani tese, cerca di riafferrare quelle mani che l’avevano abbracciato, accarezzato e cullato, e che sono divenute, improvvisamente, “ostili artigli”: desiderosi di strappargli il cuore!
Ma il “fanciullino”, seppur graffiato, spaventato, deluso, non vuole rinunciare al suo ruolo “amante”, e lacero e contuso chiama, con voce forte, il suo “oppositore” e “inaspettato nemico”, mai stancandosi di gridargli: “Io ti perdono…io ti perdono…” Egli solo sa che le sue ferite non possono guarire, nè rimarginarsi, finchè non vengono curate dalla mano che le ha inferte.
L’Amore che perdona mai si stanca di gridare per “monti e valli” e ad ogni cuore amareggiato bussa, finchè non apra…e sfonda porte, abbatte muri!
Egli vuole solo riportare, nell’anima di chi lo fugge, la pace di un Amore ritrovato, perdonato, redento!
Se troverà le braccia, di chi lo ha reso “scalzo”, di nuovo aperte, l’Amore che perdona si lascerà avvolgere da esse e tornerà a fidarsi, a donarsi, a credere… ed ogni “ferita”, anche la più “purulenta” guarirà!
Conosci l’ Amore?
E’ inconoscibile, perchè non puoi dargli nè un volto, nè un nome, …un giorno entra nella tua vita, dall’unico spiraglio che è rimasto aperto sulla “fiducia per gli altri” ed inizia a camminarti accanto, a stabilirsi dentro di te, ad avvolgerti con il suo manto “invisibile”…
…non sempre è una buona compagnia, perché, mentre credi che ti stia accompagnando, scompare ed improvvisamente quella giornata che appariva radiosa e senza nubi si oscura. A volte solo la sua presenza rende tutto più facile e tutto ciò che compi smette di pesare, diventa leggero, fattibile, perchè ti dà un calore che allaga il tuo cuore, come lava incandescente, … altre volte il cuore si ghiaccia, perchè ti eri illuso di averlo afferrato, fatto tuo, ma egli appare già lontano…
Può condurti in cima alle vette, ma può trascinarti anche negli abissi più bui, oscuri, profondi, e se capita ciò niente ha più senso: il sole scompare in una eclissi perenne e tu vaghi disorientato, perchè è proprio l’amore, che fino a quel momento, è stato la tua bussola, ed ora sei in balia del “tuo” disorientamento.
Per conservarlo accanto a te devi sempre fargli credere che è libero, che può abbandonarti, perché sembra che goda di averti acciuffato, e in quel momento, dopo averti fatto suo, pare dedicarsi, con soddisfazione, ad “altri “cuori…devi fare ciò perché non puoi viverne senza: una volta che “l’hai fatto entrare”,.. ne hai bisogno come dell’aria che respiri,…ma Amore ti abiterà finché ti saprà generoso, finché la sua missione, che è quella di allargarti il cuore, continuerà a compiersi, perché, se ti troverà egoista, gretto, e incapace di farne l’uso che desidera, della sua compagnia, si spegnerà, come capita alla lucciola che arde e brilla solo se è “libera”!
Così ogni giorno Amore va accolto nella propria vita con le braccia spalancate, e dopo averlo riconosciuto, va accompagnato nel suo percorso verso gli altri “cuori”…
Ogni nuovo incontro che farà riaccenderà una lucciola..e se esse diverranno tante sapranno illuminare le notti più oscure, ….quei cieli bui, oscuri, che spesso si protraggono per giorni!
Ecco chi è Amore: un viandante di cuore in cuore…un seminatore di speranza e di luce, anche di una sola piccola luce: quella di una lucciola!!!
Un avvenimento negativo nella nostra vita può e deve essere di lezione alla vita di chi ci sta accanto.
La preghiera non è un ombrello che ci possa riparare dagli avvenimenti negativi, e nemmeno un portafortuna, così occorre continuare a pregare, ma abbassando le nostre aspettative, che vanno spesso disattese, perché capitano sempre cose spiacevoli, molto spiacevoli, quando a noi sembra di intensificare. Nella Bibbia c’è scritto: “se ne ride chi abita i cieli!” E il senso è che dobbiamo CREDERE e basta. Così dobbiamo iniziare a fare.
Quando Il bene è come “la pappa reale” concentratissimo, così anche la sofferenza è sempre una bomba, ma la nostra conclusione deve essere che, proprio perché preghiamo, non è accaduto di peggio.
Occorre passare da una fede infantile, ad una fede ADULTA, dove Dio non è Colui che risolve i problemi, ma Colui che facendosi mettere in Croce ci è accanto ogni volta che in Croce ci finiamo noi!
Ogni “lezione” deve servirci ad avanzare nuovamente e sempre più verso Dio.
I passi di una vita lasciano solchi nella storia, non sempre visibili,
ma in ogni cuore rimane un’orma, perché quella vita, come tutte le vite,
ha avuto un suo unico percorso, e quel sentiero, che ha tracciato con il suo “andare”,
ha firmato con le sue gioie e con i suoi dolori le vite degli altri!
Nessuno se ne va, o ci lascia, in modo anonimo, perché anche se nel suo “vissuto”
può aver incontrato solamente un altro essere umano, in quell’individuo,
ha scritto il suo proprio UNICO nome, entrando in quella seppur “anonima” storia
e facendone parte per sempre.
I passi di una vita, pochi o tanti che essi siano, riempiono l’universo di “suoni” e
rimandano a Dio una dolce musica, quella delle Sue creature che, o per poco,
o per tanto tempo non hanno rinunciato a…camminare…dando gloria a Lui
che li ha creati!
Dobbiamo trovare in noi la forza necessaria per affrontare e superare le prove della vita.
La vita può essere paragonata anche ad una gara di windsurf: le onde sono alte, impetuose e sembrano insuperabili, ma se sali sulla tavola e tieni i piedi fermi, puoi controllare l’onda, la puoi cavalcare e puoi prepararti a prendere un forte respiro, per quando l’onda avrà la meglio su di te. Quello che conta è risalire sempre, non lasciarsi sopraffare, non andare alla deriva e restare o sopra la tavola, o attaccati alla tavola con tutte le forze che abbiamo. Certo il mare subito non sembra tanto amico, ma quando si è sopra la tavola si può guardare il Cielo, e a quel Cielo chiedere di vincere tutte le forze della natura contrarie alla nostra sopravvivenza!
Il tempo che si dona agli altri non è un tempo perduto, ma un tempo ritrovato: un tempo fecondo!
Donarsi senza voler niente in cambio vuol dire rendere feconda la propria vita, in modo tale che sia in grado di produrre “frutti di pace”, non solo per il nostro gruppo famigliare, ma per tutta l’umanità. Il bene che viene fatto nelle lunghe, faticose, tediose giornate, e quasi sempre uguali, è simile al lancio di una pietra in uno stagno; al momento sembra che essa affondi, ma se osserviamo bene, invece di affondare subito è capace di produrre una infinità di cerchi sull’acqua, che muovono l’acqua stagnante e donano ancora nuovo ossigeno alle piante della sponda e ai piccoli animali che fanno parte dell’ecosistema dello stagno.
La nostra società sembra questo “stagno”, ma noi siamo le pietre che sono ancora in grado di muovere l’acqua e di renderla respirabile, così che sia ancora apportatrice di vita, e non solo stagnante e sterile.
Io ringrazio coloro che costantemente danno questo esempio e mi ripropongo, anch’io, di essere una piccola pietra, capace di produrre piccoli cerchi…ma vitali!
Non è sempre facile far vibrare il cuore e penetrare nell’anima, ma la nostra preghiera che ci accompagna ogni momento può darci una mano.
Nel salmo “Il Signore è il mio pastore”, che ripetiamo come un “mantra” viene detto: “Se anche camminassi in una valle oscura non temerei alcun male, perchè Tu sei con me”.
Se Dio è con noi chi sarà contro di noi? In questa società tutto sembra contro di noi, così non ci resta che custodire quella piccola fiamma che portiamo tra le mani, non ci resta che evitare con tutte le forze che si spenga, perché il buio sarebbe totale e niente avrebbe più senso!
Molti oggi non hanno più luce, ma noi non siamo tra quelli, noi vogliamo illuminare, anche solo un pochino, chi percorre la nostra stessa strada.
Davanti alle persone che ci sono care, che, inconsapevoli, avanzano solo grazie alla nostra luce, se essa diventasse ancora più fioca non ce la potrebbero fare, quindi coraggio: “ardiamo”, un giorno in modo più deciso, e un altro giorno in modo più lieve, ma non spegniamoci: Dio ce lo chiede, per noi, e per tutto il nostro “microcosmo”.
Sul mare tra una striscia di nuvole e una striscia di cielo cupo è apparso un “brandello di sole”.
Ho pensato che è un po’ così la vita, tante volte c’è la luce, ma è schiacciata tra le parti più oscure degli avvenimenti quotidiani.
Abbiamo un nuovo giorno, molti non l’hanno ricevuto e forse hanno capito troppo tardi che avrebbero potuto vivere meglio i giorni precedenti, molti non lo vogliono e lo rispediscono al mittente, Dio, togliendosi la vita, o facendo del male agli altri così da non avere più una vita, ma una…prigione.
Certo non c’è nemmeno il sole, anzi il cielo è carico di nuvole minacciose, e non solo il Cielo, ma anche il nostro piccolo personale “cielo” cioè la nostra vita! Ma noi dobbiamo continuare a credere che, oltre questa spessa coltre di nubi, c’è la luce, c’è l’azzurro e riapparirà.
Alziamo la testa e procediamo anche in questa “caligine”, niente e nessuno deve potere o volere spegnere in noi la Speranza!
Ricordiamo questa frase:
“Quando i miei occhi di “carne” non vedono che il seme che marcisce, la Speranza vede la SPIGA!”
Primo Mazzolari
In certi momenti della mia vita un cuore , con le sue lettere, ha nuotato, accanto a me in un mare burrascoso, e mi ha tenuto, con le sue parole, con la testa a pelo dell’acqua, così da non farmi…affogare!
Sono tempi duri…ho avuto anni peggiori, ma dato che sono solo un ricordo, sono questi che sembrano insopportabili, perché forse iniziano ad essere troppi….
Ma un cuore che sa ascoltare…. un altro cuore, un cuore Amico può fare miracoli!
Grazie…
… L’amore è proprio così, quando è amore: l’amato può farti del male, può infierire su di te, ma se AMI, puoi solo soffrire per quanto ti viene fatto, ma……nient’altro.
La pazienza è una disposizione dell’anima, che ci fa essere tolleranti verso noi stessi e verso gli altri.
Verso noi stessi, perché se siamo pazienti difficilmente prendiamo decisioni affrettate, relative agli avvenimenti che ci riguardano o che riguardano i nostri cari.
Verso gli altri, perché la pazienza ci ci rende disponibili al dialogo, e se dialoghiamo riusciamo, sempre, a trovare un punto d’incontro, e non di scontro, con il nostro prossimo.
Ma la pazienza, che ci dispone alla tolleranza e alla sopportazione è scomparsa dalla vita quotidiana della nostra Società.
Già quando viene concepito un bambino non si attendono più, pazientemente, nove mesi per conoscere il suo sesso; appena inizia a parlare vogliamo che apprenda le lingue straniere, mentre ancora non conosce la propria; quando diventa adolescente, dalle mode correnti, viene subito trasformato nella “caricatura” di un adulto, al quale viene concesso tutto, subito, perché diversamente si…spazientirebbe!
Così, a tutti noi, il tempo scivola via dalle mani, come i grani di sabbia sottili dentro ad una clessidra.
Se solo potessimo ritornare ad essere capaci di “aspettare” potremmo vedere, ancora compiersi il miracolo della vita persino nella pianta che germoglia dentro il vaso sul nostro balcone!
Pensiamoci e…fermiamoci!
L’alba e il tramonto di oggi non si ripeteranno più!
E’ insensato sprecare anche un solo attimo di questa esistenza che ci è “donata” e che tra le “pieghe dei dolori quotidiani” ha sempre in serbo delle “piccole e quasi invisibili gioie”…se solo avessimo la PAZIENZA di cercare tra…”le pieghe!”
La vera conoscenza non consiste nel potere o nel tentativo di sottomettere gli altri al nostro volere; essa consiste invece nel desiderio di cercare, insieme al nostro prossimo, la strada giusta. Non c’è altra strada da percorrere se non quella della semplicità e dell’umiltà, che conducono alla “luce” e donano pace al CUORE. Questa strada va percorsa insieme a tutti gli uomini di buona volontà.
Testimoni del nostro tempo di umiltà e semplicità sono i due Pontefici: Papa Francesco e Papa Benedetto XVI.
Nello storico incontro a Castelgandolfo si sono inginocchiati uno accanto all’altro, e insieme hanno pregato per l’ umanità che è alla continua ricerca di Dio e spesso alla…deriva.
Il loro gesto, simbolo di unione e fratellanza, e allo stesso tempo semplice nella loro reciproca “Grandezza”, ci sia d’esempio e ci aiuti a guardare al futuro della Chiesa e del mondo, con rinnovata fiducia e desiderio di credere nuovamente nella Misericordia del Padre, per questo nostro Mondo che Lui ha creato, e che vuole sicuramente “custodire”.
Spesso la nostra quotidianità è perennemente immersa nel mondo delle notizie. Però quando abbiamo intenzione di dare un vero senso alle nostre azioni e conferire forza alle nostre parole, proprio in quel momento andiamo alla ricerca di luoghi: intimi, segreti, silenziosi.In questi luoghi ognuno di noi può essere se stesso, può togliersi la “maschera” che utilizza per stare al mondo, guardando la sua esistenza con verità e senza vergogna, piangendo e mostrando la propria fragilità, senza paura di essere giudicato: questi sono luoghi sacri!
Dio nel corso della storia di amicizia ed amore con l’uomo ha sempre cercato di preparare, con molta cura, i luoghi dell’incontro con le sue creature, perchè sa che la bellezza del luogo può aiutare la nostra anima e il nostro cuore a innalzarsi fino a Lui.
Egli ci fa comprendere che è nei luoghi della “quotidianità”, che è necessario ritornare ad un sensibilità ormai scomparsa.
Ognuno di noi è in grado di creare una “mappa”, nella quale definire i luoghi significativi della propria vita.
Questi luoghi non saranno solo “fisici”, ma anche “spirituali” e saranno quelli in cui Dio si sarà manifestato a noi in tutta la sua potenza, la sua gloria, ma soprattutto la Sua…Misericordia.Non stanchiamoci di ritornare ad essi nei momenti più critici della nostra esistenza…non abbandoniamo i luoghi del cuore, perchè sono loro a dare senso alla freneticità di “questa nostra vita”
Si piange per aver tradito, per un amore finito,
si piange per un amico,
si piange perché un amico ci ha traditi.
Si piange ….
per un figlio, ma il pianto è d’amore,
si piange per un cane,
si piange per qualcuno che non si conosce.
Si piange per il nostro dolore e
si piange per il dolore degli altri.
Si piange nel vedere un fiore,
si piange vedendo tramontare il sole.
Si piange per la luna che affoga in uno stagno,
si piange vedendo due persone che si danno la mano.
Si piange perché il nostro cuore non viene ascoltato…,
si piange anche nel seppellire un sogno…
Esistono due tipi di lacrime: quelle che sono solamente un fatto fisiologico e quelle che prima passano per il cuore, queste sono le più dolorose. Tutte le lacrime fanno male, ma le prime a volte si possono spiegare e anche dimenticare, ma le seconde sono indelebili e mai si possono dimenticare.
Ci sono giorni in cui la permanenza su questa Terra ci appare quasi impossibile a motivo dei vari accadimenti: terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche che spazzano via dal nostro Pianeta intere, inermi popolazioni. Ma anche la nostra stessa quotidianità non è esente da episodi negativi: la malattia di una persona cara, che vediamo soffrire e per la quale non possiamo fare nient’altro che offrirle il nostro appoggio morale e la nostra assistenza; o ancora di più l’infelicità di un figlio, che abbiamo visto crescere, al quale abbiamo cercato di dare tutto quanto potevamo, ma che alla resa dei conti sembra non aver ricevuto niente, perché lo percepiamo infelice e insoddisfatto. Non possiamo, cosi, negare di venir colti da un lacerante scoraggiamento e la tentazione di “gettare la spugna” è molto alta!
E’ allora che dobbiamo ricorrere ai “profeti del nostro tempo”, uomini santi, che sia con le loro parole, che con il loro esempio, ci hanno indicato la strada da seguire.
Giovanni Paolo II, oggi beato, ha iniziato il suo Pontificato con una grande esortazione: ” Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!” e ha concluso il suo cammino terreno, mostrandosi al Mondo in tutta la sua fragilità.
Egli è stato un vero “testimone di speranza” che ci ha esortato, e ancora ci esorta a mantenere la “giusta rotta”, che non è quella di uno sterile ottimismo, ma semmai quella di un oggettivo realismo, che non si perde d’animo, nonostante le contrarietà, e continua ad operare per il bene comune nostro, delle persone che ci sono care e della realtà sociale alla quale apparteniamo.
E Benedetto XVI , scegliendo di dedicarsi alla preghiera in solitudine, non solo ce lo ha detto, ma ce lo ha dimostrato: tutti siamo “pellegrini e di passaggio su questa Terra”, quindi abbandoniamo la tentazione del “pessimismo, e facciamo del nostro meglio, perché la nostra permanenza sia un fruttuoso operare per il bene comune!”
Veniamo al mondo senza sapere quali prove ci attenderanno e così lo affrontiamo senza le dovute precauzioni, a “mani nude”, perché pensiamo che nulla ci potrà succedere sotto un cielo azzurro, o di fronte ad un esteso orizzonte…, ma purtroppo non è così,…non sarà così!
Se continuiamo a coltivare le nostre “ingenue illusioni”, che tutto sia buono e che tutto sia bello, ci ritroveremo le “mani insanguinate” e senza più “forza nelle braccia”.
Dobbiamo aprire gli occhi e corazzare il cuore, perché in ogni attimo della nostra esistenza ci attende una “guerra”: con noi stessi e con gli altri. Se vogliamo uscirne “vincitori” dobbiamo iniziare a pensare che, ogni inconveniente, è come un ostacolo in una gara di equitazione, quindi raccogliere le forze e…SALTARE! Solo quando ci troveremo dall’altra parte dell’ostacolo potremo girarci indietro e meravigliarci di avercela fatta, ancora una volta, e…quindi prepararci per il successivo perché è solo durante il salto che potremo un pochino “gioire” ed è solo saltando che vivremo riuscendogli a dare un…senso!
In ogni album di fotografie è racchiusa l’esistenza di una persona, di una famiglia. Le immagini ritraggono i momenti più diversi, ma più felici, perchè la fotografia viene scattata per fermare, nel tempo, le tappe più belle!
Soffermiamoci sulla foto che ritrae il giorno della Prima Comunione: negli occhi traspare lo stupore dell'”incontro” con Gesù e il timore di non essere pronti, di non esserne degni, perché qualche volta abbiamo…tardato nel seguire i suoi comandamenti e i bambini in questo sono sensibili e timorosi.
E allora viene da chiedersi: perché abbiamo smarrito la “strada”, perché abbiamo messo a tacere il nostro cuore, che ancora ci parla!
Se solo provassimo a metterci di nuovo in ascolto ritorneremmo ad essere capaci di amare il nostro prossimo, e saremmo più attenti a non ferire chi ci sta accanto, a non farlo soffrire, anche se la vita ci costringe a prendere decisioni difficili e…dolorose, che possono talvolta danneggiare… nostro malgrado!
Stretti come siamo tra produzione e divertimento, tra frenesia e distrazioni, abbbiamo perso l’incanto dell’essere,
quello “sguardo” che forse conservano soltanto i poeti quando dopo aver osservato un fiore, un filo d’erba, un tramonto ne parlano con noi.
Solo essi, nel nostro tempo, sembrano ancora capaci di stupirsi, di incantarsi di fronte al miracolo della Creazione e ad essi soltanto un filo d’erba appare un “amoroso lavoro di Dio”, una tenera Sua attenzione per ciò che va creando…..ma ogni persona, se vuole, può guardare il “mondo” con occhi stupiti e non ha bisogno di andare lontano, basterebbe, semplicemente si guardasse…allo specchio, dove potrebbe vedere: un “amoroso lavoro di Dio”! e tutto riconduce pur sempre a Lui.
E mi piace ricordare la poesia di Clemente Rebora:
Ramoscello primaverile,
a roselline, in boccio, aperte,
fra slanci leggiadri di foglioline,
accanto a un tenue fuscello,
stellante di candide trine,
nel semplice incanto
dell’essere, buona bellezza:
o Spirito del Signore, che tutto abbracci,
e ricrei la faccia della terra,
amoroso lavoro il filo d’erba.
Le nostre storie sono in continuo cambiamento, invecchiamo, ci ammaliamo, i figli crescono , certi legami si logorano e si spezzano…
La nostra vita si è complicata e le nostre singole, personali storie sono mutate, così, mai come adesso, abbiamo bisogno di “racconti” che siano per noi “un’ancora”, che ci parlino di valori, che cancellino questa insidiosa mobilità!
Abbiamo bisogno di qualcosa di sicuro, di qualcosa di solido, di qualcosa che ci appaia stabile!
Allora ci chiediamo tra tutto ciò che ci circonda cos’è che non muta?
A quale racconto aggrapparci perchè il domani ci trovi ancora “accesi”?
L’unico racconto che conta per noi è quello che abbiamo scritto insieme a chi ci ama, non importa se non è il compagno della nostra vita, se non è un genitore, se non è nemmeno un figlio!
Per un racconto che valga la pena di essere scritto e raccontato basta…un amico…anche un solo amico, che riassuma per noi e/o con noi i capitoli più salienti della nostra vita, che ricordi con noi le vittorie e le sconfitte, che diventi per noi quell'”ancora” capace di sottrarci, in questo tempo così incerto, alle sabbie mobili di una società senza radici e senza…cuore!
Un amico che sappia ascoltare e comprendere il nostro cuore…
Spesso vogliamo identificarci con coloro che amiamo, tentando di entrare nelle loro anime, cercando di diventare quello che loro sono, intrufolandoci nei loro pensieri, desiderando di provare le loro stesse sensazioni ed emozioni, ma tutti questi tentativi, che ai nostri occhi “offuscati” sembrano “prove d’amore” , in realtà sono semplicemente potenti forme di “egoismo.”
Se il nostro amore tende ad assorbire la personalità dell’altro, a sopraffarlo, ad imprigionarlo nelle rete dei nostri pensieri e delle nostre possessive attenzioni, noi feriamo l’altro, perché lo priviamo della libertà di Esistere, non solo per noi, ma anche per tutti coloro che con lui si rapportano, e che potendolo conoscere possono godere, come noi, del dono che egli è!
Le età che comprendono gli anni della giovinezza non sono solo un momento della vita di ognuno, ma una “situazione dell’anima”. Essere giovani significa avere: forza di volontà, fantasia fervida, forti emozioni, e ,in sintesi, una “sorgente interiore” alla quale quotidianamente attingere. Con il passare degli anni possono comparire sul volto di ogni persona, anche il più curato, profonde rughe, ma esse ben vengano, non danno preoccupazione: la preoccupazione giunge quando le rughe si formano nell’anima, perché si è “spento” l’entusiasmo iniziale. Con il trascorrere del tempo il cuore può tremare, la fiducia può venire a mancare, le forze morali e fisiche possono diminuire e lo spirito può, a motivo di tutto quanto detto, precipitare nella polvere…E’ necessario non dimenticare che il “gioco della vita ” può e deve essere intrapreso a tutte le età, perché il desiderio di stupore, l’infinita, infantile curiosità di sapere cosa riserverà il futuro è senza Tempo. Al centro dei nostri cuori c’è una “centrale” capace di ricevere gli impulsi riguardanti: la bellezza, la speranza, il coraggio, e finché essa sarà “attiva” resteremo giovani, pur avendo 90 anni! Solo cinismo, pessimismo, egoismo possono farci precipitare in una vecchiaia senza fine anche a 20 anni e “ibernare” il nostro CUORE….vegliamo perché ciò non…ci accada…. e ascoltiamo sempre ciò che il cuore suggerisce…
In età adulta è come se ci venisse consegnata una scatola con dentro il “puzzle della nostra vita”. Essa è composta di milioni e milioni di pezzi, dalle gradazioni più diverse, ma anche “pericolosamente” molto simili! Alcuni, i più pazienti, preparano il ripiano dove riporli e passano il loro tempo a scegliere ogni tessera con cura, dapprima: lo studio, la carriera, una famiglia, un figlio e le loro scelte sembrano sempre azzeccate! Altri, i più maldestri, rovesciano, inavvertitamente, la scatola e iniziano senza “base”: un figlio, la famiglia, una casa, quasi andando a tentoni, e per alcune tessere, insistono nella loro errata collocazione. Altri ancora non lo termineranno mai, giungendo alla fine della loro vita con molti pezzi del puzzle ancora in mano, senza sapere cosa farne, ed è ormai davvero troppo tardi, anche solo per pensarci… In realtà ognuno, armato di fede e pazienza, potrebbe ottenere ottimi risultati con il contenuto della “propria” scatola, ma non sempre accade, perché è spesso tentato di dare un’occhiatina alla scatola degli altri……Basterebbe che ognuno sapesse che: non sono nè il numero delle tessere, né il loro colore a rendere significativa una “vita”, in quanto un’esistenza ben vissuta dipende principalmente dall’amore e dall’attenzione che viene riservata alla “propria scatola”, l’unica che gli permetterà, con il contenuto adatto, di realizzare un…”grande puzzle”!
Quando, oltre le persiane chiuse, spunta la luce del giorno, ogni uomo interroga la propria anima per chiederle se avrà la forza, ancora per quel giorno, di affrontare tutto ciò che lo attende. Se è capace di “ascolto” sentirà che l’anima risponde, seppure sommessamente, che ogni giorno va accolto come un dono, perchè, nell’insieme di tutte le sue ore, è nascosto un “piccolo” attimo, che saprà dargli gioia e in esso ci sarà: il sorriso di un bambino, una stretta di mano, lo sguardo di un amico…Ma, se sfortunatamente, quell’attimo dovesse sfuggire, allora, per sapere che tutto ha comunque ancora un senso, sarà sufficiente aggrapparsi ad un ricordo…un piccolo frammento di ricordo…dove, anche se lontano nel tempo, amore è stato dato e…amore è stato ricevuto!
IMPARA AD APPREZZARE LO STARE IN SILENZIO.
IL TUO SILENZIO COMUNICHERA’.
IL TUO SILENZIO CONVINCERA’.
IMPARA CHE LA VIRTU’ DEL SILENZIO NON STA NEL NON PARLARE,
MA NEL SAPER TACERE E NEL SAPER PARLARE QUANDO E’ TEMPO.
IL SILENZIO ED IL PARLARE SONO DUE COSE CHE SI COMPLETANO.
IL SILENZIO E’ CONTENITIVO,
IL SILENZIO E’ ACCOGLIENTE.
IL SILENZIO E’ ALLEANZA,
IL SILENZIO E’ COMPLICITA’,
IL SILENZIO E’ VICINANZA.
IL SILENZIO NON E’ QUALCOSA DI INERTE,
CIOE’ UN CONTENITORE SOLO DI SE STESSO CIOE’ NULLA.
IL SILENZIO OSPITA ECHI,
PRODUCE RISONANZE,
STA DENTRO DI NOI COME IL RESPIRO, COME L’ARIA.
IL SILENZIO E’ PREZIOSO
PER FARE ACCOGLIERE LA PAROLA,
PER RIFLETTERE DENTRO DI NOI,
PER SENTIRE I VALORI DI CIO’ CHE ABBIAMO ASCOLTATO.
E’ CONDIZIONE NECESSARIA PER ACCEDERE ALLA VIA DELLA CONOSCENZA, DOPO AVER FATTO TACERE I CLAMORI DISORDINATI E CONTRASTANTI DELLA PERSONALITA’ UMANA.
IN ORIENTE SI DICE CHE IL SILENZIO E’ IL SUONO DI UNA SOLA MANO,
LA PAROLA L’USO DELLE DUE MANI.
UN PROVERBIO AFRICANO DICE “LE PAROLE CATTIVE HANNO DISPERSO
IL MONDO, IL SILENZIO LO RICOMPONE”.
IL SILENZIO TI FORGERA’ NELLA TOLLERANZA.
SARAI VERAMENTE FORTE QUANDO SAPRAI CONTENERTI
DI FRONTE A CIO’ CHE NON CONDIVIDI.
Per riuscire a creare un capolavoro basta un’istante soltanto, ma quella “luce” ci giunge da una lunga ed oscura “gestazione”.
Per ottenere la scintilla di un’illuminazione spirituale bisogna seguire un faticoso apprendistato, bisogna accettare la strada
di un impegnativo “noviziato”.
La scoperta delle grandi verità è istantanea, ma alle spalle ci sono anni di meditazione e di silenzio.
La ricerca del senso ultimo delle cose e della vita ha bisogno di larghi e immensi spazi.
Ogni poesia, che il poeta trae dal suo animo, lascia sul foglio grandi spazi bianchi entro cui le parole germogliano, crescono,
respirano, vivono.
L’ispirazione dura quanto un breve battito di ciglia, per coglierla bisogna stare…IN ASCOLTO DEL CUORE.
Che cos’è l’amore se non il desiderio di bene per la persona amata che giunge fino a desiderare di soffrire al suo posto perché la sua sofferenza ci è insopportabile?
Perché
QUANDO TU TOSSISCI E’ IL MIO PETTO CHE MI FA MALE
La felicità non è un possesso, può esserlo al massimo il piacere!
La gioia vera è, invece, un dono che ci avvolge, è una specie di abbandono ad un’onda che ci porta,
ed è una realtà che penetra in noi, circola nelle nostre vene, ci trasfigura, è respiro, atmosfera, stato di grazia, luce.
Essa può persino coesistere con una vita aspra e agra, ed è questo che la rende affine all’amore, perché neppure il suo antipodo, il dolore, riesce ad ucciderla, perché anche quando è una “lama di luce” nella tenebra della vita: è pur sempre una “luce”
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